MILANO – I campesinos (contadini) cileni lo chiamano “deserto verde”. Un concetto che esprime l’uso indiscriminato del territorio in Cile, attraverso le piantagioni di pini ed eucalipti a scopo commerciale.

Lo sviluppo di queste “foreste artificiali” non consente la crescita del sottobosco e, con esso, di tutti gli organismi vegetali e animali endemici che formano la biosfera di una foresta nativa primaria. Ciò è dovuto all’eccessivo accumulo di acidi prodotti dalla caduta delle foglie di queste due piante, considerando anche che l’eucalipto è una delle piante che consuma la maggior quantità di acqua nella sua crescita.

Questo tipo di coltivazione, dunque, pur essendo all’apparenza una pratica amica dell’ambiente, rende estremamente difficile il normale sviluppo dell’agricoltura, così come la intendono i piccoli coltivatori familiari.

La mostra di acquerelli Deserto verde – Paesaggi del Cile vuole presentare, attraverso 25 vedute ad acquerello, cosa succede alla maggior parte della campagna cilena. Le opere sono esposte a Spazio Wow - Museo del fumetto di Milano, dal 18 gennaio al 16 febbraio 2025.

L’autore è Sergio “Mecha” Méndez de la Fuente, nato il Cile nel maggio del 1947.

Dalla promulgazione della riforma agraria nel 1966, si è dedicato a lavorare con le organizzazioni contadine per l’applicazione della legge, che i latifondisti rifiutavano di accettare. Questa situazione portò in Cile a un duro scontro sociale, politico e paramilitare, confluito poi nel golpe del 1973, effettuato da Augusto Pinochet contro Salvador Allende.

Fino a quel momento, Sergio era dirigente politico di un’organizzazione di sinistra: questo lo costrinse a passare alla clandestinità, continuando a lavorare per la riorganizzazione delle forze popolari contro il golpe militare. Ma dopo gli arresti, le torture e le uccisioni di molti oppositori politici, fu costretto ad uscire dal Paese, attraverso l’ambasciata italiana di Santiago del Cile.

Qui lavorava Enrico Calamai che negli anni successivi, come console a Buenos Aires, aiutò a espatriare anche decine di persone perseguitate dalla giunta militare della dittatura al potere tra il 1976 e il 1983. 

Durante tutti gli anni di esilio la sua preoccupazione centrale è stata trasmettere la storia che aveva vissuto il popolo cileno, impegno che è culminato in due libri: I miti di Chiloe (con Davide Danti e pubblicato in italiano dalle Edizioni Dell’Arco nel 20024) e Relatos de un pasado presente (“Racconti di un passato presente”, pubblicato in spagnolo nel 2013 dalla casa editrice Forja di Santiago del Cile).

La locandina della mostra al Museo del Fumetto di Milano.

Dopodiché Sergio comincia a esprimersi con pennelli e acquerello, esplorando il gioco fra acqua e colori, per arrivare a rappresentare i grandi spazi delle montagne e valli del Cile. L’aspetto centrale delle sue vedute è l’impatto della presenza dell’uomo sul paesaggio, dall’arrivo dei conquistadores spagnoli alle multinazionali.

Di questo impatto si può segnalare, a mo' di paradigma, un incendio in Patagonia, agli inizi del ‘900, di un milione di ettari di bosco, per spegnere il quale furono impiegati cinque anni. Era un modo per creare praterie da adibire ad allevamento e per la produzione di carne.

A questo si aggiunga lo sfruttamento intensivo del legno, che condusse al fatto che la maggior parte delle traversine utilizzate per costruire le linee ferroviarie transoceaniche negli Stati Uniti furono prodotte con legnho portato via dai boschi del Cile.

“Non son mai stato uno studioso di arte, né ho una formazione accademica – dice Sergio –. Il mio è stato fondamentalmente un lavoro da autodidatta, nel corso del quale ho avuto la fortuna di conoscere e lavorare, seguendo i suoi insegnamenti, con Andrea Mariconti, pittore e docente della Accademia di Belle Arti di Brescia, e con Francesco Erfini, incisore, eccellente nell’arte dell’acquaforte e dell’acquatinta. Rispetto agli acquerelli, ho avuto la fortuna di conoscere il grande acquerellista cileno Luciano Venegas, dal quale ho ricevuto lezioni su questa bellissima arte, oltre ai suoi continui consigli.”