In migliaia in fila, fiancheggiano il marciapiede, tutti elegantemente abbigliati con camicie e cappelli, lunghe gonne e borse al braccio. Pervade un senso di eccitazione, tipico di un’esperienza rara. Si stringono mani, ci si abbraccia, si incontrano vicini, amici, ‘compaesani’ e volti ormai conosciuti.

Per i milioni di migranti giunti in Australia nella seconda metà del secolo scorso, tutto ciò che proveniva direttamente dalla lontana patria rappresentava qualcosa di assolutamente inestimabile; dalle prelibatezze importate a prezzi scandalosi a vecchi giornali presi in prestito dalle mani di un amico. I film in italiano, soprattutto, diventarono presto un piacere ancora più prezioso e, allo sbocciare improvviso di decine di cinema locali, migliaia di neo italo-australiani si ritrovarono ad ammirare di nuovo gli angoli dell’infanzia mai dimenticati, ad ascoltare la loro lingua madre direttamente dal grande schermo. Le ore trascorse sulla poltrona di una sala cinematografica si trasformarono presto in un evento commovente, eccitante; indipendentemente dalla qualità della pellicola stessa.

Un panel eccelso di cineasti, accademici e devoti della cultura italiana ha di recente lanciato un entusiasmante progetto, ‘The Italian Cinemas in Melbourne – From Post War Migration to The Movie Show’, per fornire una panoramica completa sui cinema nella capitale del Victoria che hanno contribuito alla ricezione e alla distribuzione di film in lingua italiana dal periodo della migrazione di massa del secondo dopoguerra fino alla fine degli anni ’70.

La comunità è accorsa numerosa al Co.As.It. a Carlton, lo scorso 16 agosto, per condividere ricordi e reminiscenze, tra un bicchiere di vino e tanta nostalgia, ripensando alla comune eredità cinematografica che ha giocato un ruolo essenziale nella vita di moltissimi. I cinema in lingua italiana hanno infatti rappresentato un mezzo importante per custodire i legami con il proprio patrimonio culturale, fornendo al tempo stesso significative opportunità sociali e ricreative e rafforzando il multiculturalismo in via di sviluppo.

“Un progetto nato un po’ caso, mentre si parlava di cinema e di storia – ha raccontato Elisabetta Ferrari, docente alla University di Melbourne nel dipartimento degli Studi di italiano e project officer all’Australasian Centre for Italian Studies (ACIS) –; volevamo condividere i nostri ricordi con un pubblico più vasto e quindi l’idea si è presto trasformata in un progetto di ricerca”.

Al gruppo di lavoro, reso possibile grazie ai finanziamenti ricevuti dall’ACIS, hanno preso parte Santo Cilauro, produttore, comico e sceneggiatore – creatore di successi internazionali come The Castle e The Dish –, il drammaturgo e regista Mark Nicholls, nonché docente di cinema alla University of Melbourne, e la docente della Sydney University, Susanna Scarparo. La famiglia Zeccola, rappresentata da Carlo e Giovanni, collaborerà al progetto fornendo una ricca collezione di storiche locandine cinematografiche.

“Vogliamo scoprire dove si trovavano questi cinema, i film in programmazione all’epoca, la loro importanza e l’impatto sulla comunità. Durante il secondo dopoguerra, c’erano tantissimi cinema in diverse lingue, molti sono durati fino alla fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, prima dell’avvento della televisione etnica e delle videocassette – ha spiegato Ferrari –. La meraviglia del cinema ci unisce tutti: quando le luci si spengono e prendono vita le emozioni”.

Per Santo Cilauro, “gli italiani sono i migliori a condividere amore, cibo e storie” ed è per questo che ha deciso di collaborare al progetto, attratto poi dalla magia di una storia personale, che non è mai esatta, mai precisa, perché la memoria scivola sempre. 

“Da bambino, mi piaceva rifugiarmi al celebre ‘Cinema Italia’, per guardare film davvero brutti, ma classici intramontabili: Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, alcuni film pessimi su Ercole. Ma era bello sedersi e ridere insieme a centinaia di altre persone, ascoltare la sala animarsi – ha raccontato Cilauro –. Quando i proprietari del cinema decisero di chiudere definitivamente l’attività, mi ritrovai a occuparmi della vendita – all’epoca studiavo legge –, perché mio padre si trovava oltreoceano. Quelle persone straordinarie mi donarono anche la locandina di una pellicola a mia scelta; c’erano poster eccezionali, anche I vitelloni di Fellini, ma io scelsi il film più bello visto in quel cinema: la semifinale dei Mondiali di calcio del 1970 tra Italia e Germania dell’Ovest a Città del Messico”.

Il celebre Cinema Italia a Clifton Hill, trasformato in una scuola di danza nel 1974

Da una piccola sala di proiezione a Muro Lucano, paesino in Basilicata, fino ai primi grandi cinema a Melbourne, The Metropolitan a Brunswick e The Roma a Bourke Street, la famiglia Zeccola è da sempre testimone della passione degli italo-australiani per la settima arte, fin dai primi decenni del secondo dopoguerra. Oggi, Carlo Zeccola riesce a ripercorrere la grande storia dei cinefili di Melbourne “attraverso la collezione di meravigliose locandine conservate da suo padre Vincenzo”, mentre Giovanni Zeccola, che da giovanissimo ha lavorato proprio a The Metropolitan, ricorda perfettamente l’esperienza felice dell’andare al cinema di sabato sera, “gli uomini abbigliati elegantemente e le donne con la messa in piega perfetta”. 

Gli italiani cercavano un paio d’ore di leggerezza, lontani dalle fatiche della vita quotidiana e si perdevano facilmente tra le immagini delle commedie del grande Totò, dei classici film storico-religiosi come Ben Hur e I dieci comandamenti, dei grandi film hollywoodiani come Lo squalo, Via col vento e Rocky, e poi ancora dei concerti più popolari, come quelli di Al Bano e Romina, ad esempio, “il cui biglietto costava otto dollari e si acquistava da Mondo Music, Borsari Emporium e Taormina Generi Alimentari”.

Nel dare la parola al folto pubblico in sala, Mark Nicholls, curatore  anche dell’Italian Cinema Forum al Co.As.It., si è detto entusiasta di poter presto scoprire un passato che in qualche modo gli appartiene, essendo cresciuto a Moonee Ponds, circondato da italiani di prima generazione: “Al cinema The Savoy, ad esempio, si proiettavano i cosiddetti ‘film continentali’ tra il 1929 e 1968, una manciata di film in programmazione anche per pochissimo; quindi, l’esistenza di sale cinematografiche italiane si è rivelata davvero essenziale e profonda”.

Numerose le testimonianze che si sono susseguite al Co.As.It., al primo evento inaugurale del progetto; per tutti “andare al cinema rappresentava un momento di grande eccitazione”, tra chi preferiva una commedia romantica e chi invece prediligeva un’opera di De Sica o Fellini.

Chiunque sia interessato a condividere i propri ricordi nei cinema italiani a Melbourne, può scrivere direttamente al gruppo di ricerca all’indirizzo email dedicato.