Quattordici anni fa, Giorgia Chierici di Cermenate, in provincia di Como, ha deciso di fare un salto nel vuoto. 

Lavorava in Svizzera per la compagnia di alta moda italiana Gucci, ma sognava di fare un’esperienza all’estero. “All’inizio ho provato a chiedere un anno di aspettativa, ma mi fu negato. Poi ho riprovato, chiedendo un trasferimento, ma la risposta fu ancora un no. Così ho preso una decisione drastica: mi sono licenziata e sono partita per l’Australia senza un vero piano, solo con la voglia di esplorare e mettermi alla prova”, racconta Chierici parlando di un percorso travagliato ma fortemente desiderato.

“L’Australia mi ha sempre affascinata. Mi dava l’idea di una terra selvaggia, da esplorare, ma anche di un posto pieno di opportunità”, spiega.

Una volta arrivata, Chierici ha iniziato a lavorare nella vendita al dettaglio, partendo come in un negozio Gucci. Con il tempo è diventata assistente manager, store manager, area manager e infine retail manager per la stilista australiana Leona Edmiston.
Ma la globalizzazione stava cambiando l’industria della moda australiana: “Quando ho iniziato, il settore del lusso qui era molto diverso. Poi sono arrivati H&M, Zara, le grandi catene, e molti stilisti locali hanno iniziato a chiudere oppure a ridimensionare i loro negozi”, spiega.

Questo l’ha portata a lavorare per Max Mara e di nuovo Gucci, viaggiando in tutta l’Australia per gestire negozi in diversi Stati. Fino a quando la pandemia da COVID-19 ha cambiato tutto:

“Avevamo un piano di espansione strategica, nuove aperture, ma la pandemia ha distrutto tutto. La mia azienda ha licenziato tante persone e ha chiuso i negozi. È rimasta solo la vendita online e un punto vendita di rappresentanza. E io mi sono ritrovata senza lavoro”, racconta.

Ma quello che poteva sembrare un fallimento, si è rivelato invece un’opportunità di rinascita.

Rimasta senza impiego, Chierici ha deciso di tornare a coltivare la sua passione di sempre, ma che non ha mai avuto il coraggio di seguire davvero: l’arte.

“Per la prima volta nella mia vita ho fatto qualcosa non perché dovevo, ma perché volevo”, dice.

Detto fatto. Giorgia Chierici si è quindi iscritta a una scuola di trucco cinematografico a Sydney, specializzandosi in effetti speciali e trucco teatrale: “È stato bellissimo. Ho imparato a creare maschere, applicazioni di effetti speciali, body painting. Ho persino lavorato un po’ per il cinema”.

Fino a quando, un giorno, partecipando a un festival, si è occupata delle decorazioni con un gruppo di amici e un organizzatore, colpito dal suo lavoro, le ha proposto di creare le scenografie per i suoi eventi.

Da quel momento, la sua carriera ha preso una nuova direzione: installazioni artistiche per eventi e produzioni scenografiche.
Oggi Giorgia Chierici gestisce un team di creativi e realizza installazioni per eventi, festival e locali di alto livello.

A differenza di molte aziende che affittano solo scenografie già pronte, il suo lavoro è su misura.
Uno dei suoi progetti più ambiziosi è stato quello per Bacardi, che le ha commissionato la trasformazione di un locale della catena Rockpool in un villaggio cubano.

“Il risultato è stato un tunnel di LED all’ingresso, fiori tropicali, piumaggi, lampade con tucani vintage, tende di velluto verde con foglie dorate. Un’atmosfera perfettamente in linea con il marchio”, spiega.

Uno degli aspetti più innovativi del suo business è l’uso di materiali di recupero.

“Una volta ogni due settimane, giro per i rivenditori di materiali dismessi. L’Opera di Sydney, per esempio, a volte dà via i costumi e le scenografie che non usa più. Un mio amico aveva una vecchia vasca da bagno usata per un evento e me l’ha data”.

A casa sua ogni oggetto è un possibile pezzo di una futura installazione: “Ho un fenicottero in sala, specchi vintage, mobili d’antiquariato. Ho persino svuotato casa mia per un allestimento”, racconta.

Il suo obiettivo è quello di espandere la sua attività, avere un magazzino e uno studio dove creare e conservare i materiali. 

Nonostante l’attività sia avviata, la nostalgia per l’Italia si fa sentire: “Mi manca la ricchezza culturale italiana. L’anno scorso sono stata a Viareggio con mia madre per un seminario con un maestro carrista, ho partecipato a competizioni di trucco: mi serve questo legame con l’Europa”.

Ed è proprio questo equilibrio tra le due culture a ispirarla. Da un lato l’Italia, con la sua tradizione artistica e artigianale, e dall’altro l’Australia, dove ha trovato la libertà di esprimersi senza vincoli.