La nostalgia è una componente inscindibile di ogni percorso migratorio. Per qualcuno è il prezzo da pagare alla realizzazione di un progetto di vita in un altro paese. Per altri una ferita che non si rimargina mai. Ma per i napoletani il rapporto con la propria città è viscerale, a volte incomprensibile dall’esterno. Non è un’esagerazione, quindi, la scelta di un gruppo di “paesani” di  chiamare “Napoli Eterna” la loro associazione, con l’obiettivo di rendere “eterno” il loro legame con quella terra.

“Siamo discendenti di una comunità di immigrati che si sono stabiliti a partire dagli anni ’40 nella zona ovest dell’Area Metropolitana di Buenos Aires, a Morón” spiega Juan Manuel Tabares, che fa parte della commissione direttiva. Avvocato, sangue napoletano e siciliano in famiglia, ha iniziato a lavorare per l’associazione, come volontario, a 18 anni. Oggi ne ha 36 ed è una dei più attivi animatori di questa enclave partenopea in Argentina.

“I soci fondatori, quasi tutti di Fuorigrotta, S. Giovanni a Teduccio e Casoria, sono arrivati con la stessa barca, negli anni ’40 – ricorda –. Erano paesani nel vero senso della parola. Di loro non è rimasto più nessuno, a parte una signora che faceva parte della prima commissione direttiva”. Poi si aggiunsero parenti, amici, semplici conoscenti che, sbarcati a Buenos Aires, li cercavano per stabilirsi in questa sorta di enclave partenopea, dove almeno era facile intendersi con la lingua.

“Siamo cresciuti convinti che in casa nostra si parlasse italiano – dice Juan Manuel –. Invece era dialetto. L’italiano abbiamo dovuto studiarlo”. I corsi di lingue sono una delle attività centrali di Napoli Eterna, che oggi è un’associazione mutualistica. L’italiano, certo, ma anche il napoletano, una lingua antichissima, influenzata dal greco, dato che Napoli era la città più importante della Magna Grecia. E non è solo un aspetto folkloristico: sapere il napoletano permette di apprezzare una vasta produzione di canzoni, opere teatrali, film, romanzi… Due volte all’anno i soci si riuniscono per le cene sociali (in un ristorante che, inutile dirlo, si chiama “Napule”. Per il 2023 è in programma un potenziamento dei corsi sportivi.

A differenza di altre associazioni italiane, “Napoli Eterna” non soffre del problema della diserzione dei giovani. “E per fortuna – commenta –. Perché abbiamo bisogno della loro energia”. Il segreto? “Riunire la gente tanto per fare numero non basta – afferma –. Ci vuole un progetto preciso. Abbiamo fatto un sondaggio tra i nostri giovani, chiesto a loro che cosa desiderano, di che cosa hanno bisogno. La richiesta più forte è stata relativa a corsi di formazione per l'imprenditorialità.  E cerchiamo di mantenere buoni rapporti con tutti. Per esempio abbiamo ottime relazioni con ‘Napoli Viva’ di Quilmes, nella zona Sud, e con i nostri vicini calabresi”.

Per informazioni: www.napolieterna.com.