È giunto fino a Melbourne l’acclamato scrittore italiano Paolo Giordano per una serratissima tournée che è cominciata in Queensland ed è terminata in Victoria, passando per Sydney e Canberra.
Il suo lungo viaggio letterario ha avuto inizio con La solitudine dei numeri primi – Premio Strega nel 2008, il più giovane autore ad aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento – e ha attraversato, nel corso degli anni, le complessità della vita moderna: dal dramma dei soldati in ritorno dall’Afghanistan con Il corpo umano alle sfaccettature di una relazione di coppia con Il nero e l’argento, fino alla crisi pandemica da COVID-19 con Nel contagio.
Con il suo ultimo romanzo, Tasmania, Giordano fa un ritorno straordinario alla narrativa e arriva fino in Australia per una speciale tournée, anche in occasione della pubblicazione del libro in lingua inglese.
Lo scorso giovedì 31 ottobre, il celebre autore, giornalista e fisico ha sfogliato le pagine del suo pensiero e della sua attività letteraria davanti a una sala attenta presso il William MacMahon Ball Theatre della University of Melbourne. Presenti anche la console generale d’Italia a Melbourne, Chiara Mauri, il professore di Italianistica, John Hajek, che ha introdotto l’evento, e il professore Andrea Rizzi, che ha moderato la conversazione.
Straordinario, però, come il viaggio Down Under dello scrittore non l’abbia però portato in Tasmania, isola incontaminata che non solo dà il titolo al romanzo stesso, ma che è anche vista come destinazione finale per il protagonista e come metafora di terra ancora intatta.
“Questo è in realtà il nostro ultimo giorno in Australia e ripartiremo stasera molto tardi – ha dichiarato lo scrittore sorridendo –. Il piano originale era di concludere il tour promozionale proprio in Tasmania, ma poi mi è sembrato un po’ coerente come percorso. Sono un po’ superstizioso in queste cose e pensavo che ci avrebbe portato molta sfortuna. Abbiamo deciso di pensare alla Tasmania come il posto che viene immaginato nel libro: un luogo reale, ma anche una sorta di metafora di un’isola di salvezza e forse di paradiso in terra”.
Nel romanzo, infatti, la Tasmania sembra essere solo un posto sognato, anche se a volte prende vita attraverso alcune battute del protagonista: “I miei genitori mi mandano cartoline come se vivessi in Australia”, facendo riferimento al Paese come a un luogo fisico, decisamente lontano rispetto all’Italia.
Il protagonista di Tasmania è uno scrittore alle prese con l’immagine di un futuro immaginato ma andato completamente a pezzi. Sua moglie ha infatti deciso di smettere di provare ad avere un bambino dopo anni di sforzi, mentre lui continua ad aggrapparsi al suo sogno di diventare padre. Il loro matrimonio è in crisi, ma lui si immerge nel lavoro, viaggiando a Parigi per seguire la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, un mese dopo alcuni attacchi terroristici che hanno sconvolto la capitale francese e il mondo intero. Ci troviamo alla fine del 2015.
“L’idea originaria era di dare inizio alla storia proprio nel mese di novembre 2015, un momento particolare per il continente europeo, in particolare a Parigi, dove ho trascorso molto tempo – ha raccontato Giordano –. Ho quindi iniziato a rileggere conversazioni su WhatsApp e le email di quel periodo, e ad ascoltare la musica che mi accompagnava in quei mesi. C’era molto Nick Cave nella mia vita in quei giorni, soprattutto un brano specifico, Ghosteen, che racconta della perdita di suo figlio; per me, un capolavoro della musica contemporanea. Quella canzone è arrivata in un momento particolare: io e mia moglie avevamo compreso che non avremmo avuto figli. Un processo personale che abbiamo sentito un po’ come un fallimento, se posso definirlo tale, ed ecco l’idea romanzo. Avevo quasi 40 anni e improvvisamente ho capito che non sarei mai diventato padre. Mi sono ancorato all’idea del futuro, immaginando cosa venisse domani”.
Ma se il mondo finisse domani, dove andremmo? È un po’ la domanda portante dell’intera narrazione. Il protagonista, infatti, nei suoi viaggi attraverso l’Europa e il Giappone, incontra una vasta gamma di personaggi, ognuno alla ricerca della propria “Tasmania”, un rifugio sicuro in mezzo a crisi globali come cambiamenti climatici, pandemie e disordini politici. Ma dottore in Fisica teorica, Paolo Giordano ammette di stringere una visione “un po’ pessimistica”.
“La verità è che non sappiamo nulla – ha affermato –, ed è forse impossibile trovare un posto che presenti ancora una natura intatta. Da fisico, mi affascina molto il concetto di ‘natura’, un’idea creata dall’uomo. E se scientificamente tornassimo indietro nel tempo, sarebbe difficile trovare un luogo naturale perfetto. Al tempo stesso, però, è la più forte ideologia che abbiamo al giorno d’oggi: l’affanno di una ricerca di un posto naturale inalterato”.