Alice Loda, docente e ricercatrice, insegna Studi Internazionali e Società Globali alla University of Technology di Sydney (UTS)e il suo ambito di ricerca abbraccia diversi campi quali gli studi culturali, sulla migrazione, la teoria letteraria e l’estetica.

Al momento, si sta dedicando alla ricerca sulla poesia transculturale e in aggiunta lavora su metodologie digitali applicate sia all’insegnamento delle lingue che all’analisi dei testi.

Con una passione che dura da oltre un decennio, Loda si è concentrata sulla “poesia trans-lingue,” esplorando opere scritte in diverse lingue o in una lingua diversa dalla lingua madre dell’autore, spesso in contesti di migrazione e cambio linguistico.

Recentemente, il suo interesse si è spostato sugli autori italo-australiani che navigano tra l’inglese e l’italiano.

Loda considera questa pratica non solo significativa, ma essenziale per comprendere le dinamiche transculturali che caratterizzano molte esperienze migratorie. Questo tipo di poesia, secondo Loda, offre una prospettiva unica su come le identità individuali si trasformano e si adattano in nuovi contesti culturali.

Tra gli autori italo-australiani, Loda ha scelto di concentrarsi su Paolo Totaro ed Enoe Di Stefano per la loro capacità di esprimere il loro rapporto con i luoghi abitati e, allo stesso tempo, la capacità di riportare il lettore nei luoghi della memoria: “Ho avuto il privilegio di conoscere personalmente Paolo e studiare la sua poesia per anni, un autore di primo piano e un intellettuale che, tra i pochissimi, è stato antologizzato, come anche Di Stefano, in molti volumi importanti, tra cui la Oxford Anthology of Australian Poetry a cura di Mark O’Connor nel 1995”. Totaro è noto per il suo uso intenso del multilinguismo, mescolando italiano, inglese, latino e greco antico”, come evidenziato nella sua raccolta Collected Poems (1950-2011), racconta Loda, che è particolarmente attratta dalla capacità di Totaro di esprimere il suo legame con i paesaggi australiani di Balmain e Pittwater. Loda spiega che Di Stefano, d’altra parte, presenta un contrasto marcato.

Sebbene anch’essa italo-australiana, la poetessa scrive principalmente in italiano, utilizzando la lingua per ricomporre le fratture causate dalla migrazione e per mantenere un legame stretto con la sua identità culturale, spiega Loda.

Il suo lavoro non si limita alla ricerca accademica, ma è anche profondamente integrato nell’insegnamento.

Con oltre un decennio d’esperienza didattica in Australia, sottolinea l’importanza dell’apprendimento delle lingue non solo come competenza tecnica, ma come mezzo per l’espressione creativa e l’apertura a nuove prospettive culturali. Loda considera l’insegnamento delle lingue e la poesia essenziali per affrontare e comprendere la complessità delle società contemporanee.

Questa è la prima parte di una ricerca che coinvolgerà lo studio di altri autori italo australiani.

Inoltre, il rispetto per le culture indigene è un tema ricorrente nella sua vita personale. Loda insegna l’importanza di vivere in Australia con consapevolezza e rispetto per le culture ospitanti, un principio che trasmette anche alle sue due figlie.

Il suo attuale progetto di ricerca punta a incrementare la comprensione e l’apprezzamento delle letterature italo-australiane, sia a livello locale che internazionale, fornendo strumenti analitici alle nuove generazioni per connettersi con questo passato complesso e ricco.

Con pubblicazioni previste e seminari, Alice Loda continua a essere una voce influente e necessaria nel panorama culturale australiano e internazionale.