ROMA - Con una corona d’alloro, il silenzio e i nomi, scanditi, di ognuna delle 335 persone, civili e militari, trucidate dai nazisti e nascoste nelle cave romane lungo la via Ardeatina, la politica ha reso omaggio alle vittime dell’eccidio del 1944.
A farlo, a nome degli italiani, è stato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella cerimonia che ha ricordato le Fosse ardeatine 81 anni dopo. Ancor più d’impatto il lungo striscione con i nomi delle vittime, che ha coperto la scalinata del Campidoglio.
Dalla premier Giorgia Meloni, un messaggio che ha condannato “una delle ferite più laceranti inferte a Roma e all’Italia intera”, ricordando che l’eccidio fu “perpetrato dalle truppe naziste d’occupazione come azione di rappresaglia per l’attacco partigiano di via Rasella”. Parole che, in controluce, hanno rivelato un’omissione evidenziata da una parte dell’opposizione, Pd e Azione, e dai partigiani: per Meloni, la responsabilità fu esclusivamente dei nazisti. “Non una parola sull’attiva collaborazione e responsabilità dei fascisti come il questore Caruso”, ha denunciato il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo. Il riferimento è al prefetto di Roma d’allora, Pietro Caruso, che, come ricorda Osvaldo Napoli di Azione, “fornì a Kappler un elenco di 50 prigionieri”. A sottolinearne il contributo, e quindi la corresponsabilità del regime di Mussolini. Da qui l’interrogativo: “È mai possibile che ogni anno Meloni e compagnia dimenticano o mistificano un pezzo di quella storia?”.
Il richiamo era al presidente del Senato, Ignazio La Russa: anche il suo cordoglio, espresso mentre è in missione in Cina, è stato circoscritto al “massacro nazista”. Ha aggiunto che “deve restare impresso nella memoria collettiva affinché simili barbarie non si ripetano mai più”. Per i partigiani, sono state “parole indegne”. E hanno attaccato: “Vorrebbero riscrivere la storia nascondendo i crimini del fascismo. Non ci riusciranno”. All’Anpi si è associaTO Federico Fornaro, deputato Dem che alla Camera, giorni fa, urlò alla premier di inginocchiarsi di fronte a “quei visionari di Ventotene” anziché “dileggiarli” con la lettura del manifesto di Ventotene in Aula. Quella di Meloni e La Russa “è una mezza verità - secondo Fornaro - che cancella il ruolo attivo dei fascisti italiani in quell’eccidio”. Fornaro ha fatto notare anche la differenza, semantica e non solo, rispetto alla terza carica dello Stato: il presidente della Camera, Lorenzo Fontana ha bollato le Fosse Ardeatine come un “eccidio nazifascista” che va tramandato come “un dovere morale e civile”.
Fontana in realtà non è stato l’unico, nella maggioranza e nel governo, a citare pure il fascismo. Lo ha fatto il vicepremier Antonio Tajani (“Ricordiamo le 355 vittime della strage nazifascista. Onoriamo la loro memoria, donne e uomini caduti per la libertà”, ha scritto sui social) e i ministri Francesco Lollobrigida, di Fratelli d’Italia, ed Elisabetta Casellati, di Forza Italia. Entrambi hanno condannato la “barbarie nazifascista”. Silenzio, invece, dal vicepremier leghista Matteo Salvini. I leader del centrosinistra non hanno attaccato frontalmente la premier, ma insistito sul pericolo revisionista. Per Elly Schlein del Pd, “presidiare la memoria oggi è ancora più un dovere di fronte ai tentativi di riscriverla, e non di onorarla, quella storia”. Giuseppe Conte è andato oltre: “Non basta custodire il ricordo e la memoria, ma bisogna agire ogni giorno per rafforzare la democrazia e le sue risposte ai cittadini, per allontanare dal nostro futuro gli autoritarismi”. E Carlo Calenda ha esteso il cordoglio a Pilo Albertelli e i 52 caduti del Partito d’Azione che “hanno combattuto e pagato con la propria vita la lotta partigiana contro il nazifascismo”.