Wanna Zambelli è stata la prima liutaia diplomata presso quello che oggi è conosciuto come Istituto di Istruzione Superiore Antonio Stradivari e che all’epoca era la Scuola internazionale di liuteria di Cremona.
Istituita con un Decreto Regio il 21 settembre del 1938, la scuola è nata subito dopo i festeggiamenti per i 200 anni dalla morte di Stradivari, con l’intento di creare un centro di istruzione professionale di alta qualificazione nel campo della costruzione di strumenti ad arco e per mantenere la tradizione della scuola cremonese in questo ambito.
La giovane Wanna a neanche 14 anni, finite le medie, si è trovata a decidere a quale istituto tecnico o professionale iscriversi, ma lei, che abitava a Volongo, un paesino della provincia di Cremona, non aveva le idee chiare.
Così, quando un professore suo conoscente le suggerisce la scuola di liuteria, sempre alla ricerca di studenti, la ragazza accompagnata dalla madre, visita l’istituto e si iscrive. È l’inizio, casuale, di una grande storia di dedizione e di una carriera ricca di successi.
La scuola internazionale di liuteria accoglieva studenti da tutto il mondo, i numeri erano davvero piccoli all’epoca, non erano in tanti interessati alla costruzione di violini, viole, violoncelli e contrabbassi.
“Appena cominciato, ho subito capito che mi sarebbe piaciuto moltissimo, mi ha sempre dato grande gioia poter creare, usare le mani per costruire – commenta Zambelli –. Gli insegnati era alcuni dei più grandi liutai, tra cui il maestro Bissolotti, il mio mentore, che mi ha fatto subito sentire a mio agio. La scuola durava quattro anni e quando sono arrivata c’erano soltanto 10 studenti in tutto: 6 studenti il primo anno con me e un solo studente per ogni Anno dal 2 al 4. Nella mia classe eravamo in tre italiani, un israeliano, uno svizzero e un americano, questo per dire che la scuola è da subito stata internazionale, nonostante sia sempre stata pubblica”.
Per iscriversi non era richiesta alcuna conoscenza musicale e infatti Zambelli racconta che è stato a scuola che ha per la prima volta preso in mano un violino e seguito lezioni di musica.
“Durante i primi due anni ho preso confidenza con gli strumenti del lavoro, imparando ad intagliare il legno; dal terzo anno in poi si cominciava a costruire uno strumento”, spiega la liutaia che ha terminato il suo primo violino all’età di sedici anni.
La tecnica di costruzione è la stessa dall’epoca di Stradivari, il famosissimo liutaio cremonese vissuto tra la seconda metà del 1600 e la prima metà del ‘700, i cui strumenti sono ricercati dai migliori musicisti internazionali ed esposti nei più importanti musei di tutto il mondo.
Basti pensare che poche settimane fa uno dei suoi violini, lo ‘Stradivari Da Vinci-ex Seidel’, è stato messo all’asta per circa 20 milioni di dollari americani.
Gli strumenti vengono ancora costruiti dai liutai interamente a mano partendo da un pezzo di legno, impiegando almeno 200 ore – per un violino – e incollando all’incirca 72 parti. Un lavoro di passione e precisione.
“Credo che una delle caratteristiche necessarie per essere un bravo liutaio sia la pazienza” afferma Zambelli, che piegata sul bancone di lavoro ha passato lunghe ore intagliando, misurando, incollando e verniciando i suoi strumenti.
Una volta ottenuto il diploma, Zambelli è stata invitata dal maestro Bissolotti a lavorare nella sua bottega, e un anno dopo, nel 1973, ha ottenuto il riconoscimento come ‘miglior liutaia sotto i 30 anni’ dal maestro Sacconi, un liutaio cremonese di fama internazionale, trasferito negli Stati Uniti.
In quegli anni, grazie anche all’influenza di Sacconi, l’arte della liuteria di Cremona ha cominciato a rivivere gli antichi fasti dell’epoca di Stradivari, vedendo moltiplicarsi le botteghe, così come il numero di studenti interessati a frequentare la Scuola di liuteria, dove Zambelli viene invitata ad insegnare. Qui, trascorrerà 44 anni trasmettendo la sua passione e competenza ai ragazzi ed essendo, ancora una volta, la prima insegnante donna.
Una giovane Wanna Zambelli al lavoro nel suo laboratorio
“Mi piace molto fare gli strumenti, creare, ma insegnare ai ragazzi mi ha dato grande soddisfazione, era bello interagire con studenti provenienti da tutto il mondo, ho avuto anche uno studente australiano. Le classi erano piccole e chi frequentava aveva spesso età molto diverse fra loro, perché dall’estero si iscrivevano anche dopo aver frequentato le superiori o l’università, una volta mi ricordo di aver persino avuto uno studente in pensione”.
Gli strumenti vengono costruiti ancora con le stesse lavorazioni e tecniche di quattro secoli fa, ogni pezzo rimane quindi unico, così come il suono che produce. Per il violino si usano due legni diversi, a seconda della parte che si vuole produrre: l’acero dei Balcani serve per il fondo, le fasce e il manico, perché è un legno duro e per le sue caratteristiche estetiche.
L’abete rosso delle Dolomiti, detto anche ‘abete di risonanza’, si usa invece per la tavola – la parte superiore della cassa.
Uno dei momenti più importanti della lunga carriera di Wanna Zambelli è stato quando Rocco Filippini, un famoso violoncellista, le ha chiesto di realizzare uno strumento per lui.
Non deve essere stato facile costruire il violoncello per un musicista che suonava uno Stradivari del 1710, ma Zambelli ricorda: “Gli ho detto che non avrei cercato di fare una copia del suo Stradivari, ma avrei fatto uno strumento seguendo il mio stile e alla fine è rimasto molto contento”.