MELBOURNE - La premier del Victoria Jacinta Allan ha presentato al congresso statale del Partito Laburista del Victoria un progetto di legge (da introdurre nel 2026) che garantirebbe a tutti i lavoratori dello Stato, sia nel settore pubblico che privato, il diritto di lavorare almeno due giorni alla settimana da casa, se il lavoro può essere svolto “ragionevolmente” in remoto.

La proposta punta a migliorare l’equilibrio vita-lavoro, risparmiare sui costi di trasporto per recarsi nei luoghi di lavoro, aumentare la produttività e favorire la partecipazione al lavoro di donne, badanti e persone con disabilità.

In Australia le relazioni industriali e gli accordi collettivi (come le Enterprise Bargaining Agreements, EBA) sono regolati dalla legge federale (Fair Work Act), non dagli Stati. Diversi esperti legali avvertono che una legge statale che disponga tali direttive potrebbe contraddire norme federali, e secondo la sezione 109 della Costituzione australiana, le leggi statali sono invalidate se confliggono con leggi federali.

Le associazioni di categoria, inclusa la Victorian Chamber of Commerce, temono che l’imposizione del diritto al lavoro da casa possa annullare o sovrascrivere EBA approvate a livello federale, causando costi legali e incertezza.

L’avvocato David Catanese (studio Hall & Wilcox) e il professor Giuseppe Carabetta dell’UTS avvertono che la legislazione statale deve essere formulata con estrema cautela per evitare sanzioni costituzionali. 

Allan difende la proposta sostenendo che basterebbe far leva sul Victorian Equal Opportunity Act per sostenere la legittimità della normativa statale, integrando la normativa federale senza conflitto diretto. L’implementazione statale potrebbe basarsi su una normativa già consolidata (Equal Opportunity Act), focalizzata su pari opportunità e discriminazione, per aggirare il conflitto diretto.

La premier ha chiarito che il governo intraprenderà una consultazione dettagliata, definendo ambiti applicativi, soggetti coinvolti, definizioni operative e dimensioni aziendali interne.  Il governo federale (attraverso la ministra Tanya Plibersek) non ha mostrato intenzione di intervenire o ostacolare il piano statale, ribadendo che si tratta di un’iniziativa statale nel pieno delle sue prerogative.

La proposta di Jacinta Allan segna un passo rivoluzionario nel panorama australiano: garantire il lavoro da casa come diritto legale potrebbe modernizzare il mercato del lavoro e migliorare l’inclusione sociale. Tuttavia, il rischio di incostituzionalità è reale: la giurisdizione federale sulle condizioni di lavoro è forte e le sovrapposizioni normative possono essere invalidate in tribunale. Il successo dipenderà dalla capacità del governo di elaborare una legge accurata, supportata da basi giuridiche solide e da una consultazione trasparente.

Nulla di rivoluzionario invece nell’audit indipendente del servizio pubblico del Victoria (VPS), affidato all’ex burocrate di governi sia laburisti che liberali, Helen Silver, nel febbraio del 2025.

Lo scopo principale era riportare il VPS ai livelli occupazionali pre-pandemici, riducendo sprechi, inefficienze e duplicazioni tra enti e programmi.

Sono stati esclusi dal raggio di intervento gli enti legislativi e di integrità, oltre ai lavoratori di prima linea (infermiere, insegnanti, polizia, assistenti sociali). 

Silver ha presentato la versione finale della revisione lo scorso giugno, con le prime stime che indicavano tra 2.000 e 3.000 dipendenti VPS (circa il 5 6 %) oggetto di licenziamento o mancata copertura di ruoli vacanti, per ottenere risparmi per $3,3 miliardi da efficienze (incluse quelle derivanti da tagli al personale), da una spesa pubblica misurata a $38 miliardi nel 2024-25.

Il sindacato del servizio pubblico CPSU Victoria ha denunciato una visione ingiusta nel differenziare tra “frontline” e “backline”, sottolineando che tutti contribuiscono ai servizi pubblici.

Mentre il governo annuncerà nei mesi a venire i settori del servizio pubblico che verranno impattati dalla revisione, una proposta ristrutturazione al Dipartimento del Lavoro, le competenze, l’industria e le regioni, indica che tutti i dipendenti del settore musica e video di Creative Victoria potrebbero venir posti in esubero.

Il dibattito è acceso: mentre il governo insiste su efficienza e responsabilità fiscale, i sindacati e alcune analisi interne propongono percorsi alternativi meno traumatici e più sostenibili nel medio-lungo periodo.