LIMA – Il Perù è entrato nel quarto giorno di blocchi stradali da parte dei minatori informali e artigianali, che protestano contro la mancata proroga del Registro integrale di formalizzazione mineraria (Reinfo).
Attualmente, secondo la Sutran (l’autorità che regola i trasporti), sono otto le strade interrotte in quattro regioni, tra cui La Libertad, Arequipa e Cuzco. Una delle situazioni più gravi si registra sulla Panamericana Sur, all’altezza del chilometro 440 nella provincia di Nasca (Ica), dove migliaia di passeggeri e mezzi di trasporto restano bloccati, senza accesso a cibo, acqua o servizi essenziali.
La situazione è esplosa in seguito alla decisione della presidente Dina Boluarte di annullare oltre 50.000 registrazioni Reinfo che superavano i quattro anni di validità.
Una misura che, nelle intenzioni del governo, mira a contrastare l’uso del Reinfo come copertura per attività minerarie illegali ma, per i rappresentanti della piccola e media mineria, questa scelta rappresenta un attacco diretto al diritto al lavoro.
Le cause del conflitto
Alla base delle manifestazioni c’è un profondo malcontento verso la gestione della formalizzazione mineraria. I lavoratori del settore artigianale denunciano che l’attuale normativa rende quasi impossibile portare a termine il processo di regolarizzazione, a causa di requisiti burocratici complessi, instabilità normativa e mancanza di strumenti adeguati.
L’annullamento automatico dei Reinfo, soprattutto per coloro che avevano già investito tempo e risorse nel percorso legale, è stato vissuto come un tradimento istituzionale.
La Confederazione e altre organizzazioni del settore chiedono l’approvazione di una nuova legge per le Miniere artigianali e di piccola scala (Mape), che riconosca le specificità del settore e crei un percorso realmente sostenibile verso la legalità.
Propongono l’estensione del Reinfo fino al 2026 e l’eliminazione della sua scadenza automatica. Intanto, in Parlamento si moltiplicano le voci favorevoli a una riforma: la Commissione Energia e Miniere ha convocato sessioni straordinarie per discutere iniziative legislative, mentre le mobilitazioni continuano a Lima e in altre città con l’obiettivo di esercitare pressione sul Congresso.
Il governo, però, ha ribadito che non intende cedere a misure di pressione e ha difeso la legalità delle cancellazioni.
L’esecutivo sostiene che la formalizzazione non può diventare uno scudo per la criminalità ambientale e che è necessario stabilire un limite chiaro per chi non ha rispettato i tempi previsti.
La situazione sulle vie bloccate
Il blocco delle arterie stradali ha avuto conseguenze drammatiche per i cittadini. Sulla Panamericana Sur, centinaia di persone sono costrette a camminare per chilometri sotto il sole, per raggiungere i centri abitati.
Altri sono fermi da giorni nei loro veicoli. Tra loro ci sono famiglie con bambini piccoli, anziani, persone con disabilità e animali domestici. In carenza di acqua, cibo e servizi igienici, il disagio si è trasformato in emergenza.
I prodotti e i servizi disponibili nella zona hanno subito un aumento esponenziale dei prezzi: anche i servizi più basilari, come bagni improvvisati o un pasto semplice, sono diventati inaccessibili per molti.
Si registrano anche episodi di violenza con feriti a causa del lancio di pietre contro veicoli che tentavano di oltrepassare i blocchi.
A subire gravi perdite è anche il turismo. Nella zona di Nazca, dove si trovano le famose linee geoglifiche, uno dei principali poli turistici del paese, gli operatori del settore avvertono che solo tra domenica e lunedì si sono registrate oltre mille cancellazioni di prenotazioni per i sorvoli. “Luglio e agosto sono i mesi di alta stagione — ha spiegato Efraín Alegría, rappresentante di una compagnia turistica locale — e ogni giorno perso comporta perdite economiche pesantissime”.
Membri del congresso avvertono che in assenza di un dialogo costruttivo tra governo e rappresentanti del settore minerario, il conflitto rischia di radicalizzarsi ulteriormente.