BUENOS AIRES – Era già tutto previsto. Non è bastata la manifestazione del 2 ottobre in difesa dell’Università pubblica argentina per fare cambiare idea al presidente Javier Milei. Che ha confermato il suo veto alla legge, approvata dal Parlamento, che aumentava i finanziamenti per il sistema universitario.
Ieri sono scesi di nuovo in piazza studenti, professori, ricercatori e personale tecnico e amministrativo, con lo slogan “l’Università non è il problema, è parte della soluzione”.
È la seconda mobilitazione del mondo universitario di quest’anno, dopo quella del 23 aprile scorso. La marcia più importante è stata organizzata a Buenos Aires, ma anche nelle principali città di tutto il Paese si sono svolte manifestazioni per reclamare più investimenti e salari più adeguati per il personale docente e non.
Ieri sera stesso il presidente Javier Milei ha diffuso un comunicato in cui ribadisce la decisione di porre un veto totale sull’intera legge che definisce “irresponsabile”, in quanto attenterebbe all’equilibrio di bilancio.
Una scelta fortemente impopolare, dal momento che il primato dell’educazione pubblica, in Argentina, è una politica storica che risale alla fine del XIX secolo, con la presidenza di Domingo Faustino Sarmiento, e non è solo appannaggio della sinistra ma della maggior parte della popolazione. Non a caso, ieri come ad aprile, ad accompagnare i manifestanti c’erano anche studenti e docenti delle università private.
È proprio a quella stessa università pubblica che si sono formati tanti figli di immigrati, nati in famiglie povere, spesso da genitori analfabeti, che in una sola generazione hanno potuto accedere a professioni prestigiose e remunerative.
“È il momento che i legislatori capiscano che non possono fare populismo demagogico con le risorse dei contribuenti e comincino ad agire in modo responsabile. Il luogo in cui dibattere il finanziamento alle università è la discussione sulla legge di bilancio 2025” afferma il comunicato.
Seguono poi, con toni sarcastici, accuse a politici dell’opposizione (da Cristina Kirchner a Martín Lousteau, da Horacio Rodríguez Larreta a Elisa Carrió) che hanno partecipato alla marcia con la specifica intenzione, a detta di Milei, di ostacolare il piano economico presidenziale. “Questa convergenza – si legge – rivela il consolidamento di un nuovo fronte di sinistra populista a difesa dei privilegi dei dirigenti politici”.