SYDNEY – Nonostante le aspettative per una riduzione, dopo l’indebolimento dei dati relativi all’inflazione e al prodotto interno lordo (Pil) negli ultimi due mesi, la Reserve Bank of Australia (RBA), ha lasciato invariato il tasso ufficiale di sconto, per il 30esimo mese consecutivo.
Con il costo del denaro fermo all’1,5% - con l’ultimo intervento dell’RBA, in politica monetaria, risalente all’agosto del 2016 -, la maggior parte degli analisti del mercato finanziario prevedono ora due riduzioni entro la fine dell’anno. I pronostici sono per una riduzione a giugno o luglio e un’altra ad agosto.
La RBA aveva indicato recentemente che stava analizzando i dati sulla disoccupazione, stazionaria al 5%, e quelli sull’inflazione per giustificare un ulteriore riduzione del tasso ufficiale di sconto, già al minimo storico.  
Il governatore dell’RBA, Philip Lowe, ha detto che “il Consiglio direttivo della Banca centrale riconosce che c’è spazio di manovra nell’economia, e che sarà necessario un ulteriore miglioramento nel mercato del lavoro, affinché l’inflazione rimanga in linea con i target fissati”, aggiungendo: “Vista la valutazione, nelle prossime riunioni presteremo grande attenzione agli sviluppi nel mercato del lavoro”.
Lowe è persuaso che con un tasso di disoccupazione stazionario e senza aumenti di stipendi, non ci sarebbero le premesse per una riduzione del costo del denaro: “C’è stato un significativo aumento dell’occupazione e ci sono posizioni vacanti e, in alcuni settori industriali, carenza di lavoratori specializzati, ma nonostante questi dati positivi, sono stati fatti scarsi progressi negli ultimi sei mesi nel tentativo di ridurre ulteriormente il tasso di disoccupazione, che è rimasto attorno al 5%, una percentuale che rimarrà costante anche nel prossimo anno”.
 Il governatore è convinto che la fiducia dei consumatori nell’economia verrà ripristinata sulla scia degli aumenti di spesa per le infrastrutture: “Lo scenario ideale è di un tasso di crescita al 2 e tre quarti per cento per il 2019 e 2020, con un incremento degli investimenti per le infrastrutture e una ripresa nel settore delle risorse, in parte grazie ad un aumento dei prezzi delle esportazioni. Le incertezze riguardano i consumi che risentono del lungo periodo di stagnazione salariale  e della flessione del mercato immobiliare”.
Un intervento sui tassi durante una campagna elettorale sembrava improbabile, anche se ci sono dei precedenti.  La RBA, che agisce in maniera indipendente dal governo, lo ha fatto due volte, aumentando il tasso di sconto durante la campagna del 2007 (con grande sorpresa dell’allora ministro del Tesoro Peter Costello ndr) e riducendolo invece nel 2013.  Probabilmente quindi, se lo avesse ritenuto urgente e necessario, Philip Lowe non avrebbe esitato, a diminuire ulteriormente il costo del denaro. 
Il tasso di crescita economica, nell’ultimo trimestre dello scorso anno, è stata solo dello 0,2%, per un tasso annuale del 2,3%, ben lontano dall’auspicato 3% della RBA, e due settimane fa il Bureau di statistica ha confermato che l’indice dei prezzi al consumo è rimasto inalterato, nei primi tre mesi del 2019, per un tasso d’inflazione annuale dell’1,4%, ben al di sotto del limite di guardia del 2-3%, fissato dalla Banca centrale australiana.