TEL AVIV - L’appello ha visto la sottoscrizione dei maggiori Paesi dell’Ue, ad eccezione della Germania, insieme ad Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito, tutti uniti nel chiedere un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente e denunciando apertamente le responsabilità di Israele nella crisi umanitaria in corso nella Striscia.
Nel documento, si condannano con forza le restrizioni all’ingresso degli aiuti umanitari, definite “un modello pericoloso [che] priva i civili di ogni dignità”. Viene inoltre denunciata l’uccisione di oltre 800 palestinesi mentre cercavano cibo e acqua: “È inaccettabile - si legge - che l’accesso ai bisogni fondamentali venga punito con la morte”. A Gaza “si consuma un orrore senza precedenti nella storia recente. La malnutrizione sta esplodendo. La carestia bussa a ogni porta”, è l’allarme lanciato dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. “I civili non possono essere bersagli, mai: le immagini provenienti da Gaza sono insopportabili e l’Ue ribadisce il suo appello a favore di un flusso libero, sicuro e rapido degli aiuti umanitari”, ha tuonato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. “E, per il pieno rispetto del diritto internazionale e umanitario, i civili di Gaza hanno sofferto troppo, per troppo tempo - ha proseguito -. Bisogna finirla ora, Israele deve mantenere le promesse fatte”.
Duro anche l’intervento dell’alto rappresentante dell’Unione europea Kaja Kallas che, in un colloquio con il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, ha ribadito l’inaccettabilità di “uccidere le persone nei punti di distribuzione”, aggiungendo che “tutte le opzioni restano sul tavolo se Israele non mantiene le sue promesse”. Sa’ar ha replicato affermando che “Hamas sta conducendo una campagna di menzogne, creando deliberatamente attriti tra la popolazione civile, i centri di distribuzione degli aiuti e l’Idf. È Hamas a sparare ai civili e a torturarli quando cercano di prendere gli aiuti”. Il ministro degli Esteri israeliano ha poi ricordato che, “mentre Israele ha detto sì all’accordo per gli ostaggi e al cessate il fuoco, Hamas sta tergiversando e sabotando i negoziati, continuando a tenere crudelmente i nostri ostaggi. La comunità internazionale non cada nella trappola di Hamas”.
Anche Papa Leone XIV è tornato incessantemente a invocare la pace, per la quale, ha detto, “ho lavorato anche in vacanza”, riferendosi alla pausa trascorsa nella residenza estiva di Castel Gandolfo. “Bisogna incoraggiare tutti a lasciare le armi, il commercio che c’è dietro ogni guerra. Le persone diventano solo strumenti senza valori noi dobbiamo insistere sulla dignità di ogni essere umano, di tutti, cristiani e musulmani, tutti sono figli di Dio”. È intervenuto sull’argomento anche il cardinale di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, che ha affermato che la situazione nella Striscia di Gaza “non è giustificabile”. “Vorrei chiarire una cosa - ha proseguito -: non abbiamo nulla contro il mondo ebraico e non vogliamo assolutamente apparire come coloro che vanno contro la società israeliana e contro l’ebraismo, ma abbiamo il dovere morale di esprimere con assoluta chiarezza e franchezza la nostra critica alla politica che questo governo sta adottando a Gaza”.
Intanto nella regione in fiamme è atteso l’arrivo dell’inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente Steve Witkoff, su di lui viene riposta la speranza di “raggiungere un cessate il fuoco e un accordo tra le parti per un corridoio umanitario il prima possibile”, ha dichiarato la portavoce del dipartimento di Stato americano Tammy Bruce.