ROMA - Nelle ultime settimane il prezzo della benzina in Italia si è andato lentamente sgonfiando e ha toccato il minimo da ottobre 2021 e anche quello del gas sta cedendo terreno, tanto che lunedì scorso gli scambi alla borsa di Amsterdam sui contratti futures per il mese di ottobre hanno ceduto l’8,42%, arrivando a 172 euro al MWh, livello che non si toccava dallo scorso 6 luglio.

Entrambi questi elementi sono segnali positivi che indicano forse un raffreddamento sul fronte della guerra dell’energia e piuttosto che un passo indietro degli speculatori, sul calo del prezzo del gas delle ultime settimane potrebbe aver inciso il fatto che ormai la maggior parte dei Paesi europei ha gli stoccaggi ormai quasi pieni oltre l’80%. La domanda di gas starebbe quindi calando e i prezzi, secondo Goldman Sachs, potrebbero essersi stabilizzati e rimanere più accettabili fino alla prossima primavera. Molti analisti tuttavia fanno notare che è troppo presto per cantare vittoria perché il mercato è molto volatile e su di esso incideranno anche le temperature che si toccheranno in Europa questo inverno.

Più stabile dovrebbe essere invece il mercato del greggio, perché a spingere in basso i prezzi sono stati fattori più solidi, come la decisione dell’Opec di aumentare, anche se di poco, la produzione e il possibile ingresso sul mercato del petrolio iraniano.
Ma se dal punto di vista dei consumatori queste notizie sono positive, molti analisti cominciano a ritenere che il raffreddamento delmercato energetico, in particolare quello del petrolio, sia dovuto anche alle condizioni di salute in deterioramento dell’economia cinese, una situazione che secondo i dati emersi a metà agosto sarebbe ancora più grave di quella prevista.

L’andamento negativo della seconda economia del mondo, oltre ad impattare sulla domanda di materie energetiche, facendo calare così i prezzi, sta però avendo anche conseguenze pesanti sullo scenario finanziario internazionale. “La crescita mondiale sta rallentando bruscamente e un ulteriore rallentamento è probabile man mano che un numero maggiore di Paesi sta cadendo in recessione”, ha dichiarato infatti pochi giorni fa il presidente della Banca Mondiale, David Malpass.

L’economia mondiale rischia dunque di sprofondare in recessione, avvertono dall’istituto con sede a Washington, soprattutto a causa di un’inflazione al top da decenni e della conseguente stretta monetaria avviata dalle banche centrali che potrebbe rivelarsi insufficiente per contenerla, ma porterebbe comunque ad una stretta sulla crescita economica. Insomma, secondo la Banca Mondiale il mondo sembra essere in un vicolo cieco, perché l’economia globale sta subendo il rallentamento più marcato dalla ripresa post recessione del 1970 e la fiducia dei consumatori è già scesa più di quanto non sia mai accaduto in precedenza in situazioni simili.

In questo contesto, l’Italia è uno dei Paesi europei che se la passa peggio. Nonostante la recente discesa dei prezzi del gas, infatti, la Penisola nei mesi passati ha registrato gli aumenti più alti di tutta Europa e di parecchio, tanto che ancora qualche giorno fa, il Centro Studi di Confindustria ha avvisato che “lo scenario vira decisamente al ribasso” e in Italia “la resilienza dell’industria è alle corde, dopo troppi mesi di impatto del caro energia sui margini delle imprese”.

A soffrire spiega Confindustria, saranno soprattutto “gli investimenti”, senza contare che “l’inflazione record erode il reddito delle famiglie e minaccia i consumi” e che “i tassi rialzati dalla Bce daranno un ulteriore impulso recessivo”.
Insomma, secondo il Centro Studi, è probabile che tutti questi elementi costino all’Italia tra il 2,2 e il 3,2% di Pil nel biennio 2022-2023.