Ho incontrato Sonia Zadro in un bar di Enmore e mi sono trovata di fronte a una persona tanto carismatica quanto affabile, consapevole del proprio ruolo nel panorama musicale italo-australiano. In un’industria dominata da influenze anglosassoni, Sonia, di origini italiane, infatti sembra emergere portando il suono e la passione dell’Italia nei locali australiani.

Il prossimo concerto della sua band, Terza Madre, sarà il 31 maggio al The Vanguard, un locale a Newtown, ed il gruppo è talmente apprezzato che era già tutto esaurito poco dopo la messa in vendita dei biglietti online.

Cresciuta ascoltando con la madre la musica italiana degli anni ‘60 e ‘70, Sonia si rispecchia, in modi diversi, nei suoi due progetti musicali: uno è, come detto, Terza Madre, dove canta in italiano concentrandosi su cover di canzoni italiane ed esplorando brani classici e melodrammatici che riflettono l’estetica tipica di molte canzoni italiane classiche,  una scelta che non solo rende omaggio alle sue origini ma le permette anche di portare un elemento culturale diverso nella scena musicale australiana, in ossequio a una tradizione melodrammatica e teatrale che, secondo lei, manca nella scena indie prevalentemente anglosassone; l’altro progetto è Hotel, quello più recente, dove, in una band composta prevalentemente da donne, canta in inglese brani scritti da lei con uno stile orientato all’Indie Rock e al Post Punk, ponendo una maggiore enfasi sull’innovazione e sulla sperimentazione sonora, con canzoni più personali e introspettive ma anche tematiche sociali. Dopo una pausa forzata dalla pandemia, Zadro ha rilanciato il suo amato progetto Terza Madre e alla fine del 2022, ha deciso che era il momento di tornare in scena, trovando un’eco entusiasta negli altri componenti del gruppo. “Al momento sono tra un lavoro e l’altro, ho dovuto fare una pausa perché ero malata. Ora che sto meglio, sono felice di poter tornare a fare quello che amo,” spiega Sonia, che ha appena vinto una battaglia contro il cancro.

Zadro non è mai stata una che si arrende facilmente. Nonostante le sfide linguistiche—non parla fluentemente l’italiano ma conosce a memoria i testi delle canzoni e, come ammette, un’impressionante serie di parolacce ereditate dal nonno—ha deciso di portare il dramma e la passione delle melodie italiane al suo pubblico australiano.

“Ci metto molto impegno, anche se non conosco le parole e le imparo apposta, ho il privilegio di essere accompagnata da musicisti e musiciste fantastici. Significa molto per me, ancora di più per le mie origini italiane. Non voglio deludere nessuno”.

Zadro cita icone come Mina e Milva, riconoscendo l’importanza della cantante donna in Italia e l’impatto culturale che queste figure hanno avuto. Racconta aneddoti di suo nonno, le letture del nostro giornale, e di come avrebbe voluto che i suoi nonni vedessero quanto lei è diventata radicata nella cultura italiana, pur vivendo in Australia. Questo legame traspare non solo nelle sue scelte linguistiche, ma anche nel modo in cui affronta temi culturali e sociali, spesso inserendo la sua voce in proteste e manifestazioni. Concerti come quello previsto per il 31 maggio diventano più che spettacoli; sono dichiarazioni di intenti, celebrazioni di un’identità che si colloca tra due culture, e una sfida lanciata all’industria musicale australiana a riconoscere e rispettare la diversità e la profondità della musica globale. Ma la sua musica e la sua identità sono intrecciate anche a una storia personale e collettiva di migrazione, appartenenza e lotta contro i pregiudizi.

Durante la nostra intervista Sonia riflette sulla difficile eredità dei migranti italiani in Australia, una storia di contributi significativi ma anche di discriminazione e dolore. Racconta di come il razzismo abbia segnato le vite degli italiani in Australia, con episodi violenti e tentativi di minimizzare la loro identità attraverso stereotipi umoristici.

Queste esperienze e riflessioni sono intrecciate nel tessuto della sua arte, conferendo a Sonia una sensibilità profonda, una drammaticità quasi teatrale e un’autenticità straordinaria che la definiscono come un’artista eclettica e poliedrica.

Sonia ha poi rivelato un momento toccante vissuto con suo nonno sul letto di morte, quando le disse: “Mi dispiace di averti portato in questo Paese”. Le sue parole riflettevano un rimpianto controverso sull’emigrazione, sfidando l’idea che i migranti dovrebbero sentirsi soltanto grati ed ha aggiunto “Una volta, dopo un concerto di Terza Madre, qualcuno si è avvicinato a me e ha detto: ‘Oh, voi ragazzi non avete fatto la canzone migliore’. Quando ho chiesto quale, hanno risposto ‘Quella che fa What’s the matter you eh (Shaddap You Face di Joe Dolce, ndr.). Dovreste usare battute italiane, dovete far ridere, dovreste prendervi in giro”. Ma gli ho risposto: “Neanche per sogno, non ci interessa trasformarci in uno sketch comico per nessuno, siamo molto seri!”

Il grande obiettivo di Zadro è chiaro: divertirsi e godersi il momento, mantenendo vivo il legame con le sue radici e affrontando con coraggio le sfide che la sua doppia identità porta con sé.

Nel farlo, Sonia non solo intrattiene il suo pubblico, ma lo educa, portando alla luce una narrazione italiana autentica, profonda e a volte dolorosa, lontana dai cliché e vicina alla verità delle sue esperienze e di quelle della sua comunità.

E se Milva era nota come la pantera e Mina come la tigre, lei si autodefinisce, con un pizzico di ironia, la “pussycat”. Eppure, nonostante l’appellativo giocoso, il suo talento e la sua presenza scenica non hanno nulla da invidiare a quelle delle sue idole.