MOSCA - Si incontreranno domani 8 maggio a Mosca Vladimir Putin e Xi Jinping, in un bilaterale per discutere della questione ucraina e delle relazioni russo-americane, prima dei festeggiamenti previsti per il 9 maggio, quando si celebrerà il Giorno della Vittoria nella Piazza Rossa.
In quell’occasione saranno presenti, insieme a Putin, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, che proseguirà poi verso Pechino, il suo omologo venezuelano Nicolás Maduro, e quello cubano Miguel Díaz-Canel. Ci si attende anche la presenza del leader vietnamita To Lam e di quello del governo palestinese Mahmoud Abbas, oltre a uno degli alleati più fedeli di Putin, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko.
Per quanto riguarda la presenza europea, ci si aspetta il primo ministro slovacco, Robert Fico, e quello serbo-bosniaco, Milorad Dodik, mentre il presidente serbo, Aleksandar Vucic, che aveva in un primo momento confermato la sua presenza, ha dovuto cancellare il viaggio per un malore che l’ha costretto a un ricovero ospedaliero, a Belgrado.
E, se al Cremlino proseguono i preparativi per accogliere i leader mondiali, non si fermano nemmeno i combattimenti che hanno visto l’Esercito ucraino attaccato la regione occidentale russa di Kursk, lanciando missili, sfondando il confine e attraversando campi minati con veicoli speciali, secondo quanto riportato.
“Il nemico ha fatto saltare i ponti con i razzi durante la notte e ha lanciato un attacco con i gruppi corazzati al mattino”, ha detto il blogger di guerra russo ‘RVvoenkor’ su Telegram.
Il mese scorso un alto generale russo aveva dichiarato che le truppe ucraine erano state espulse da Kursk, e che i russi avevano messo fine alla più grande incursione in territorio russo dalla Seconda guerra mondiale. In quell’occasione, il Cremlino aveva riportato di aver creato una zona cuscinetto nella regione ucraina di Sumy. Kiev non ha riconosciuto la sconfitta a Kursk e quest’ultima operazione è stata il primo segno di una nuova offensiva ucraina nella regione.
Intanto, da Mosca è trapelata l’intenzione di dichiarare una tregua in corrispondenza con le celebrazioni del Giorno della Vittoria a Mosca, intenzione su cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto di nutrire seri dubbi: “Questa non è la prima volta, né sono le prime promesse di cessate il fuoco fatte dalla Russia. Sappiamo con chi abbiamo a che fare: non ci crediamo”.
“La Russia vuole fare un accordo, l’Ucraina vuole fare un accordo. Il presidente Putin ha appena annunciato una tregua di tre giorni; non sembra granché ma è molto se si considera da dove siamo partiti”, ha ribattuto Donald Trump, durante un incontro con i giornalisti alla Casa Bianca.
Trump ha voluto leggere come un segnale positivo la proposta di tregua russa per tre giorni, tra l’8 e l’11 maggio, anche se nei giorni precedenti anche ammesso che la pace tra Russia e Ucraina, che in passato assicurava di potere ottenere rapidamente, potrebbe non essere raggiungibile. “Forse non è possibile farlo - ha detto -. C’è un odio tremendo (…) tra questi due uomini (Putin e Zelensky, ndr)”.
Da Mosca è nel frattempo arrivata un’apertura: il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha infatti detto che un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump “è in larga parte necessario e dovrebbe essere preparato di conseguenza”.
“Ciò richiede contatti continui tra Mosca e Washington, che sono stati avviati e sono attualmente in corso”, ha aggiunto.