SYDNEY – Sono molti anche i turisti in visita alla cittadina rurale del New South Wales che non perdono l’occasione di esplorare il percorso di poco più di un chilometro che si snoda ripido tra terrazzamenti e muretti a secco.
L’Hermit Cave, le scale, i passaggi e le costruzioni tutt’attorno vennero realizzate quasi un secolo fa da Valerio Ricetti, un bracciante italiano che per anni visse sulla collina a due chilometri da Griffith all’insaputa dagli abitanti del centro agricolo.
Originario di Sondalo, in Alta Valtellina, Ricetti era emigrato in Australia prima della maggiore età, inseguendo promesse e sogni che, però, vennero disillusi. Se lo zio Bortolo, infatti, aveva fatto fortuna a fine Ottocento tra miniere di opali e appezzamenti di terreno, a Valerio non toccò la stessa sorte. Sbarcato per errore a Port Pirie, venne derubato più volte di tutti i suoi averi sia ad Adelaide che a Melbourne.
Attraversò a piedi e in treno l’outback australiano, fermandosi a lavorare a Broken Hill da alcuni connazionali e se ne andò con il cuore spezzato a causa di un amore non corrisposto. Proseguì le sue peregrinazioni fino a Griffith dove, in una notte del 1929, scoprì quella che poi ribattezzò la sua “sacra collina”: un’altura con ripari naturali di roccia, nei pressi di una piana fertile già coltivata da molti italiani che affollavano la cittadina sottostante (Griffith fu fondata 13 anni prima dell’arrivo di Ricetti). Vi si rifugiò per caso durante un temporale e per una decina d’anni lavorò ricreando un vero e proprio “giardino dell’Eden”, lontano dagli sguardi del resto del mondo.
Usando attrezzi, oggetti, semi e materiali recuperati in una discarica e muovendosi quasi esclusivamente di notte per non essere visto, Ricetti costruì una serie di terrazzamenti producendo a mano migliaia di mattoni, spostando tonnellate di terra che setacciò per renderla adatta alla coltivazione di alberi da frutto, piante commestibili e ornamentali tra cui rose e piselli odorosi. Conduceva una vita autosufficiente, cacciando conigli e piccioni, coltivando vigne, peschi, fichi, banani, lattuga e pomodori che annaffiava grazie a cisterne per la raccolta dell’acqua piovana.
Ricetti aveva creato diversi ambienti e spazi abitabili, ordinati e pulitissimi (una cappella, la residenza, una cucina una sorta di anfiteatro), e li aveva decorati con pitture a motivi floreali, religiosi e con qualche poster cinematografico. Aveva realizzato persino una torretta dalla quale teneva sotto controllo il circondario. La sua presenza non fu notata fino al 1935, quando si ruppe una gamba e attirò l’attenzione di un passante. Fu così che si venne a sapere dell’eremita di Scenic Hill: mentre era in ospedale, il Comune decise di aiutare con la manutenzione dell’area e molti curiosi iniziarono a recarsi alla grotta. Un volontario dell’ente per il turismo di Griffith, John Robinson, ricorda che negli anni ‘40 il nonno lo portava ad ammirare quel meraviglioso giardino.
Non sempre Ricetti disdegnava le visite ma a volte non si faceva trovare per giorni. Veniva guardato con curiosità ma anche con sospetto e, all’entrata in guerra dell’Italia, venne internato. Alla fine del conflitto, andò a lavorare per i Ceccato, i connazionali che aveva conosciuto a Broken Hill e che si erano trasferiti nel frattempo a Griffith, sempre risalendo a Scenic Hill di tanto in tanto.
Ricetti morì nel 1952, in Italia mentre era in visita al fratello. La sua intenzione era però di tornare in quella che considerava la sua vera casa, una collina che porta ancora oggi i segni del suo passaggio e che oggi è inserita nel registro dei beni culturali del New South Wales.