Con un testo originale centrato sul tema di quanto la comunità italiana si sia integrata nella più ampia comunità australiana, Isabella ha espresso il suo punto di vista con grande proprietà di linguaggio e una sensibilità che solo un animo artistico come il suo avrebbe potuto usare.
Isabella, alunna all’Anno 12 al Domremy Catholic College al momento della partecipazione al concorso, da inizio anno frequenta il Nida - National Institute of Dramatic Art -, dove studia Musical Theatre.
“Adora il mondo dei musical – spiega la mamma, Francesca Palamara – e studia con passione e grande interesse. Poi, una volta alla settimana, insegna danza a un gruppo di bambini nella scuola che frequenta”.
Il tema della migrazione Isabella, d’altronde, l’ha respirato fin da bambina, parlando con i nonni materni e paterni, arrivati in Australia tra gli anni ’50 e ‘60.
“Hanno lasciato la loro terra, migrando – mia mamma da Gragnano in provincia di Napoli e mio padre da Lingua, a Salina, nelle isole Eolie; i miei suoceri, invece, entrambi dalle isole Eolie, da Lipari e da Salina. Isabella ha sempre sentito le storie di migrazione dei suoi nonni, le difficoltà del viaggio e di adattarsi alla vita in un nuovo continente, a lontananza della famiglia”, ricorda Francesca.
Isabella, che ha studiato italiano alle scuole elementari e alle superiori dall’Anno 7 all’Anno 10, continua a fare pratica con i nonni e con la mamma Francesca, che racconta come, alle volte, decidano di cambiare la lingua della conversazione per tenere la memoria in esercizio e imparare nuove parole ed espressioni.
Anche le tradizioni sono una parte importante in casa Palamara, come sottolinea la mamma:
“In Italia abbiamo ancora una famiglia molto numerosa e quando parliamo con loro, spesso si stupiscono che qui in Australia riusciamo a mantenere ancora vive certe tradizioni che, viceversa, sono state da loro abbandonate”.
E, in effetti, Isabella e la sua famiglia giocano a Tombola, fanno la passata, festeggiano gli onomastici e la festa di San Bartolomeo.
“Per noi sono tradizioni importanti che ci fanno sentire l’appartenenza alla cultura italiana”, chiarisce.
Un testo di Isabella Palamara - Domremy College
Non c’è gioia più grande nella vita che guardare i tuoi amici esitare a pronunciare i nomi dei cibi italiani nel menù. Ho sentito tutto: “bru-shet-ah”, “guh-nokki”, “pro-shoot-oh”.
A quei tempi ero stata nominata per ordinare per tutti e, mentre mi faceva sentire come una mamma che parlava a nome dei suoi figli piccoli, ho provato contemporaneamente un senso di onore e orgoglio.
(...)
Mi dà pura gioia avere la possibilità e la libertà di condividere alcune delle parti più care della mia cultura con chiunque. Anche se, lo so, non è sempre stato così.
Come “nuovi australiani”, mio nonno mi raccontava delle sfide e dei trionfi della ricerca di una nuova vita in un Paese straniero.
Mi raccontava del viaggio insidioso in barca sulla strada per Sydney (insieme ai dettagli nauseabondi) e le pressioni per acculturarsi alla società australiana.
Una nuova terra, una nuova lingua. Un nuovo modo di vivere. Hanno rapidamente trovato lavoro e sono diventati operai o sarte, in cerca di qualsiasi occupazione disponibile per provvedere a se stessi e alle loro famiglie in un nuovo Paese che non riconosceva le loro precedenti conquiste e titoli di studio.
Costruirono e comprarono le loro case e aprirono la strada a una nuova, vivace comunità di italo-australiani, portando i valori italiani indottrinati della famiglia (...) in un nuovo paesaggio.
Alcuni sobborghi divennero molto popolati di immigrati, che proliferarono solo quando i loro familiari in Italia migrarono dopo di loro, con il risultato di stabilire la loro presenza principalmente in certe aree.
Al momento, particolari periferie sono conosciute per il loro ‘Italian flair’ – supportato dalla schiera di negozi e attività di proprietà italiana, aperti quando gli immigrati iniziarono a creare ricchezza e a espandersi verso il lavoro autonomo.
Semplicemente, hanno portato ciò che sapevano in un nuovo contesto culturale, come se avessero raccolto e piantato a mano, alcune delle parti migliori d’Italia.
A Sydney, sappiamo di poter trovare alcune delle migliori ‘delis’ in Haberfield, o vedere la nonna con il carrello della spesa attraversare la Great North Road di Five Dock per un buon caffè e biscotto.
Sebbene questi negozi non siano stati inizialmente aperti nel tentativo di promuove la cultura, credo che sia stata la forza trainante dello sviluppo nazionale dell’identità multiculturale dell’Australia.
Il cibo italiano è stato sicuramente un istigatore della più ampia comunità australiana. In tutto questo, credo che gli italiani abbiano mantenuto con successo la loro identità e le loro tradizioni in un mondo modernizzato e penso che ci sia un grande merito nella nostra individualità.
Tuttavia, in particolare negli anziani, penso che ci sia ancora una certa dissonanza tra gli stili di vita a cui si sono impegnati e gli stili di vita che sono standardizzati in un mondo moderno.
Nel tentativo di mantenere le loro culture e identità, si sono aggrappati a un’immagine di se stessi che può inibire la loro capacità di esplorare nuove idee e cambiare.
Proprio come qualsiasi altro Paese, l'Italia continua ad avanzare culturalmente e tecnologicamente, e gli immigrati rimangono dall’altra parte del mondo con i loro modi di spremere pomodori nel cortile di casa, diventando quasi come una capsula del tempo.
Come potrebbero non farlo?
È nella natura umana aggrapparsi a tutte le parti di noi stessi che ci rendono unici e proteggere un’identità che è stata coltivata per così tanto tempo, ed è ancora più importante farlo quando è minacciata in un nuovo ambiente.
Penso che sia stato tradotto come un senso di testardaggine e chiusura mentale e, sebbene possa essere percepito come un difetto, posso capire che c’è un conforto in questi stili di vita e un forte orgoglio per garantire che l’identità culturale italiana non solo duri, ma continui anche a plasmare la fruizione della cultura australiana.
In conclusione, l’integrazione della comunità italiana ha contribuito alla più ampia identità multiculturale della comunità australiana in evoluzione della comunità.
Credo che il ‘tocco italiano’ sia stato stabilito attraverso il coraggio e gli sforzi degli immigrati, e questo è particolarmente evidente in Australia.