Giovedì 10 marzo, alla sede del Co.As.It., a Carlton, la scrittrice italo-australiana Elise Valmorbida ha presentato il suo nuovo libro The Happy Writing Book: Discover the Positive Power of Creative Writing.
Disponibili, alla fine dell’incontro, alcune copie in vendita distribuite da Mark Rubbo, managing director delle librerie Readings.
L’incontro è stato un dialogo tra Teresa Capetola, docente alla Deakin University e parte attiva del collettivo Ascolta Women, e l’autrice, Elise Valmorbida, le quali hanno anche spiegato al pubblico come si sono conosciute.
“Ricordo che ero a un evento come questo – racconta Capetola –, nella quale Elise presentava il suo libro The Madonna of the Mountains. Ero in coda per chiederle un autografo, proprio qui al Co.As.It. nel 2019. E quando ho avuto la possibilità di parlarle di persona, le ho accennato del mio progetto di fare ricerche su donne italo-australiane di seconda generazione, e lei ne fu profondamente colpita; così nacque una meravigliosa amicizia”.
Tre anni dopo, si sono ritrovate nella stessa stanza, per presentare un nuovo stimolante progetto. Il libro è un vero e proprio compagno di lavoro per chiunque si affacci al mondo della scrittura creativa. è diviso in cento capitoli brevi – come ha scherzosamente precisato l’autrice –, e ognuno di essi trasporta il lettore (che poi è anche scrittore) verso le varie fasi che riguardano la scrittura creativa: il prima, il durante e il dopo.
L’opera accompagna in maniera piacevole, ma ferma ed esperta, chiunque voglia approcciare un processo di scrittura creativa. È presente, per esempio, un capitolo che s’intitola Quando non hai nulla da dire, per tutte quelle persone che sentono il bisogno di scrivere, ma si pietrificano pensando all’oggetto.
La risposta dell’autrice è da manuale: “In questi casi le persone devono semplicemente lasciarsi andare al processo di scrittura e prima o poi le parole verranno. Ognuno di noi ha dentro di sé delle cose da dire, degli argomenti che ci stanno a cuore e che vale la pena mettere per iscritto. Non bisogna preoccuparsi troppo del giudizio inoltre degli altri; questi sono tutti ostacoli che mettiamo tra noi e i nostri progetti”.
Come ricordato da Valmorbida, diversi scrittori di fama internazionale in passato hanno rivelato che non scrivevano per le altre persone, ma seguivano un desiderio per loro stessi.
“La maggior parte degli scritti di Emily Dickens è rimasto nei suoi cassetti mentre Franz Kafka ha dichiarato più volte che non voleva che altre persone leggessero i suoi lavori”.
Ma nel capitolo successivo, la scrittrice tiene a specificare di contraddire un po’ se stessa, perché “non si sai mai che dalle nostre parole alcune persone possano essere ispirate e fare qualcosa di buono per la società; a volte può essere voluto, a volte no, ma questo non cambia che le nostre parole abbiano un impatto sugli altri. Questo rende un processo di scrittura anche una scelta sociale”.
Sono diversi i temi toccati durante l’incontro che hanno interessato professionisti esperti ma anche principianti del settore, le paure, le ansie e la presenza di ostacoli accomunano infatti tutti.
Capetola è riuscita a spiegarlo simpaticamente attraverso un ricordo che condivide con l’autrice: “Io ed Elise non ci siamo viste per oltre due anni e, dopo aver superato l’incertezza delle restrizioni, lei è riuscita finalmente a tornare qui a Melbourne da Londra, città nella quale vive. Abbiamo deciso di incontrarci in una veranda all’aperto a casa sua per evitare qualsiasi rischio legato al Covid e poi perché era una bellissima giornata di sole. Così mi sono fatta accompagnare alla stazione da mio figlio e mentre aspettavo il treno una tempesta si è fatta avanti. A un certo punto si è messo a piovere in maniera così violenta che non si riusciva a vedere nulla. Un albero cadde sui nostri binari, vanificando ogni tentativo di viaggio, così ho chiamato Elise e lei mi ha detto: ‘La veranda è ora un acquario’. Sono tornata quindi a casa e ci siamo sentite via Zoom. La morale di questa storia è che spesso il processo creativo di scrittura può essere così; ci possono essere ostacoli, avvenimenti imprevisti che possono mettersi tra voi e i vostri obiettivi e che possono influenzare la vostra creatività”. Ma Valmorbida specifica come non bisogna mai farsi scoraggiare da queste evenienze, né nello scrivere né nella vita.
Secondo la scrittrice, infatti, non è un caso che solitamente le migliori idee arrivano in momenti inaspettati quando le persone sono rilassate, “Per esempio quando fanno una doccia o prima di dormire – spiega Valmorbida –. Perché è in quei momenti che lasciamo andare tutte le nostre preoccupazioni e ci lasciamo andare completamente alla nostra creatività”.
Rapiti da questa conversazione amichevole, i partecipanti sono stati accompagnati verso la fine dell’incontro con un ultimo accenno personale da parte della scrittrice che ha spiegato come, appena trasferitasi a Londra, si sia sentita doppiamente straniera, sia da parte italiana sia da quella australiana. “La mia testa era piena di storie di migranti – racconta Elise –, il mio stesso aspetto non mi faceva sentire del posto. Questa differenza non era legata solamente dalla geografia, ma soprattutto dalla cultura”.
La scrittrice ha anche precisato però che molte diversità presenti nelle vite di tutti i giorni, per uno scrittore, possono essere in realtà dei vantaggi da poter trasformare in punti di forza.
“Scrivere vuol dire processare, ordinare e scegliere attentamente le parole che descrivono il caos che abbiamo nella nostra mente; per questo la scrittura può essere terapeutica – conclude Valmorbida –. Ci porta a una sorta di serenità quotidiana, che ognuno di noi fa a suo modo, alcuni attraverso diari, altri con articoli, altri ancora attraverso delle storie”.