Prima settimana di sedute parlamentari che si è chiusa con un recupero, nei fatti, di quella energia che il primo ministro sembrava aver perduto nel corso del 2023.
Il botta e risposta con il leader dell’opposizione Peter Dutton sembra aver dato, almeno per adesso, la ‘vittoria ai punti’ al primo ministro Anthony Albanese e non soltanto per la vicenda della mancata promessa della terza fase della riforma fiscale.
Da adesso al prossimo anno elettorale c’è ancora tempo per conquistare, o riconquistare terreno, ma credibilità e fiducia su tematiche di rilievo che impattano, ben più di altre, sulla vita degli australiani, continuano a rappresentare un punto nodale sia per la leadership laburista sia per quella liberale.
Albanese e Chalmers restano comunque sotto i riflettori, anche perché le ‘famose’ condizioni economiche mutate, al momento, restano ancora critiche, con la RBA che esprime cautela e che lascia intendere che nulla è escluso nell’ambito delle proprie prerogative di politica monetaria.
Le incognite insomma sembrano esserci ancora tutte, soprattutto per quello che riguarda il carovita e la persistente lotta all’inflazione portata avanti dalla massima autorità bancaria del Paese.
E quindi riflettori puntati su quali saranno, se ci saranno, da qui all’apertura ufficiale della sfida elettorale, le ulteriori mosse che il governo Albanese intenderà mettere in campo per alleviare l’impatto dell’inflazione, del costo della vita, sulle classi più deboli senza che questo possa provocare una malaugurata nuova impennata dell’inflazione.
Per adesso Jim Chalmers sembra volere gettare acqua sul fuoco rispetto alla vociferata possibilità di mettere le mani sul negative gearing pur cercando di restare comunque fedele alla sua linea che, all’esito dell’ultima mossa sulla terza fase della riforma fiscale, suona comunque intrisa di una certa ideologia che fa risuonare i tamburi della lotta di classe.
Intervistato dall’edizione settimanale de The Australian, il Tesoriere non si scusa per aver infranto una promessa elettorale e insiste invece proprio sul tema che queste modifiche siano fedeli alla sua idea politica e che, comunque, tutti i contribuenti, dal prossimo 1 luglio, riceveranno un taglio sulla propria imposta fiscale.
“Penso che le persone capiscano, in generale, che stiamo cercando di fare qualcosa di meglio per loro. Abbiamo cambiato la nostra posizione. Siamo molto chiari su questo e ve lo spieghiamo”, ha sottolineato Chalmers.
È vero, la platea di riferimento che agevolerà di questo proclamato “meno tasse per tutti”, è molto ampia, ma è altrettanto vero che, venendo meno a quanto dichiarato in campagna elettorale, si procede a una redistribuzione del reddito dalle fasce più abbienti della nostra società a quelle più in difficoltà soprattutto quando, come in questo periodo, il costo del denaro è balzato in alto in maniera cosi rapida e il carovita è diventato quindi un problema quotidiano importante.
Chalmers ricorda come già nello scorso anno si era provato a intervenire per garantire un po’ di sollievo alle fasce più deboli, con le agevolazioni per rendere i farmaci più economici, l’assistenza all’infanzia e le riduzioni sulle bollette dell’energia, ma ammette che a un certo punto ci si è resi conto di dover fare di più.
Ma ai microfoni di SkyNews, ieri mattina, il ministro del Tesoro ha forse voluto nuovamente offrire agli australiani un punto di certezza, cercando di tirarsi fuori dalla palude delle mancate promesse, escludendo modifiche al negative gearing e alle plusvalenze, lasciando tuttavia la porta aperta alla tassazione dei trust.
Il punto è ancora centrale, e le attenzioni sono puntate sugli investitori immobiliari ritenuti, evidentemente, uno degli obiettivi da colpire in ottica di redistribuzione.
I verdi infatti spingono per limitare le regole del negative gearing a un singolo investimento immobiliare, ma anche su questo Chalmers pone fuori discussione qualsiasi modifica all’attuale configurazione legislativa del negative gearing.
“Non è qualcosa che stiamo proponendo, non è qualcosa che stiamo considerando, non è qualcosa su cui stiamo lavorando”, ha detto il titolare del dicastero del Tesoro che, invece, alla domanda se avesse mai chiesto consigli sulle modifiche alla tassazione dei trust, ha confermato di aver discusso tutti gli aspetti del sistema con il dipartimento del Tesoro.
Ma se la pressione su Albanese e Chalmers continuerà a montare da qui ai prossimi mesi, dal lato dell’opposizione non sono certo in una condizione ideale, anzi, basti pensare ai mal di testa per quello che è diventato un necessario passo indietro di Dutton e della sua squadra quando si sono trovati a dover scegliere se appoggiare, o meno, il piano laburista sulla terza fase della riforma fiscale.
Sempre nella mattinata di ieri, questa volta in diretta televisiva con l’ABC, nel programma di approfondimento politico Insiders, il ministro ombra del Tesoro, Angus Taylor, ha sottolineato che la Coalizione non sosterrà le eventuali modifiche al negative gearing.
E, alla domanda se la Coalizione avrebbe invece preso in considerazione l’idea di intervenire sulle plusvalenze e sui trust, Taylor ha tenuto la stessa linea, ribadendo che la Coalizione non intende “seguire quei percorsi”.
Rispetto alle politiche fiscali, quindi, l’opposizione prova a tenere il punto, ma è vero che l’ha fatto anche quando Albanese annunciò l’intenzione di intervenire, come ha poi fatto, sulla terza fase di sgravi fiscali.
Taylor gioca la carta della produttività, un tema che l’ex governatore della Reserve Bank, Philip Lowe, ha sempre sottolineato come nodale per la lotta alla crescita incontrollata dell’inflazione.
“Dietro questo crollo degli standard di vita c’è un crollo senza precedenti della produttività del lavoro in questo paese”, ha ribadito Taylor, che ha parlato di un crollo troppo importante del tasso di produttività negli ultimi mesi.
Le riforme industriali e il complicato passaggio al Senato, hanno certamente un valore importante per provare a raddrizzare questa tendenza, ma anche su questo la Coalizione sembra decisa a non perdere terreno, promettendo di intervenire su tutte le riforme del sistema di relazioni industriali che stanno mettendo in atto i laburisti appena tornerà al governo del Paese.
Non gradiscono, l’ha detto chiaramente Dutton, il particolare impatto che in questa materia stanno avendo i verdi: “[Se continuiamo ad affidarci ai verdi] - ha detto Peter Dutton -, continueremo ad avere un problema di produttività in questo Paese”.
Come detto, la strada è ancora lunga, e per ora si annuncia cosa si farà, in termini di cancellazione di riforme del governo precedente in caso di vittoria al prossimo turno elettorale, ma ovviamente resta l’incertezza, vista la relativa distanza con il momento del voto, per quanto riguarda il programma elettorale, in materia di politiche economiche, di Dutton e della sua squadra.