MOSCA - Secondo quanto fatto sapere dal Cremlino, il presidente russo Vladimir Putin avrebbe intenzione di chiedere al suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, di organizzare a Istanbul per il 15 maggio negoziati diretti tra Mosca e Kiev, non escludendo che questo possa portare ad un cessate il fuoco esteso.

La proposta è arrivata in seguito alla riunione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, con i leader della coalizione dei Volenterosi, che si sono incontrati sabato a Kiev, dove sono arrivati il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il primo ministro inglese Keir Starmer e il leader del governo polacco Donald Tusk. Altri, tra cui la presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, erano collegati da remoto.

Al termine dell’incontro, i Volenterosi hanno inviato un messaggio forte a Putin, chiedendo alla Russia di accettare un cessate il fuoco di 30 giorni o di prepararsi a subire nuove sanzioni da parte dell’Ue e degli Stati Uniti.

Nella sua dichiarazione, però, Putin non ha menzionato la proposta di cessate il fuoco, e ha definito “rozzi” gli ultimatum lanciati ieri da Kiev e dai leader dei Paesi alleati, sottolineando che “chi vuole la pace non può fare a meno di sostenere” la proposta di Mosca per l’avvio dei negoziati diretti.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha pubblicato sul suo canale X, un lungo post per ribadire il sostegno a Kiev e l’urgenza del cessate il fuoco, evidenziando che “è in gioco la sicurezza del nostro continente.

Di fronte all’aggressione russa, la nostra risposta deve essere collettiva”. Macron ha proseguito con la volontà di portare “tre messaggi”: il primo, sulla pace, che dovrà essere “giusta e duratura”, iniziando con un cessate il fuoco “completo e incondizionato”. “Questa è la proposta che stiamo facendo agli Stati Uniti.

L’Ucraina l’ha accettato l’11 marzo”, ha sottolineato. La Russia, ha affermato il capo dell’Eliseo, “temporeggia, pone condizioni, prende tempo e continua la sua guerra di invasione. Se Mosca persisterà nel suo blocco, aumenteremo la pressione, come europei e in stretto coordinamento con gli Stati Uniti. Accogliamo con favore l’invito del presidente Trump a compiere questo passo”. 

Il secondo punto su cui Macron ha voluto puntare l’attenzione è la la sovranità: “L’accordo di pace da realizzare dovrà garantirne la sicurezza. È su questo che abbiamo lavorato durante gli incontri di Parigi, Londra e oggi a Kiev. Andiamo avanti insieme”. E infine, il futuro.

L’Ucraina, ha scritto Macron, “lotta per il suo popolo, ma anche per l’ideale europeo in cui crediamo. Un’Ucraina libera, forte, prospera ed europea: questo è il nostro orizzonte”.

La missione insieme a Germania, Polonia e Regno Unito, ha rappresentato anche una reazione coesa in risposta alla missione di Xi Jinping di questi giorni a Mosca, dove il presidente cinese ha partecipato, come ospite d’onore, alle celebrazioni del Giorno della Vittoria del 9 maggio, per ricordare l’80esimo anniversario della sconfitta delle truppe naziste tedesche da parte dell’Armata rossa.

Kiev aveva accusato Pechino di dare sostegno militare e politico alla Russia, invitando i leader europei a Kiev per “boicottare” l’appuntamento russo. 

Nonostante l’invito di Zelensky, alla parata nella Piazza Rossa hanno partecipato 26 capi di Stato e di governo stranieri - tra cui il primo ministro slovacco Robert Fico, unico europeo presente - per assistere a un evento durante il quale il capo del Cremlino non ha mancato di accusare l’Occidente di voler sminuire il contributo di Mosca alla sconfitta del nazifascismo, tra l’altro con l’esclusione dalle celebrazioni in Europa in seguito all’invasione dell’Ucraina.

Il giorno prima della cerimonia, che ha visto sfilare 10mila soldati russi nella Piazza Rossa, Vladimir Putin ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping, che ha dichiarato che quella con Mosca è un’alleanza, sempre più stretta, volta a contrastare le “prepotenze egemoniche”.

Nella dichiarazione al termine del bilaterale, durato diverse ore, i due Paesi si sono detti convinti nell’impegno a “contrastare risolutamente la politica di Washington di doppio contenimento” di Mosca e Pechino.