Adelaide - Nel 2025 la St Hilarion Society ha raggiunto una tappa che va oltre la semplice ricorrenza: celebrare 70 anni di storia significa, per la comunità cauloniese di Adelaide, guardare indietro a un percorso collettivo fatto di fede, amicizia, sacrifici e visione. 

Le celebrazioni si sono articolate nell’arco di più giorni, anticipando la grande festa religiosa di domenica 26 ottobre. Il primo appuntamento, sabato 18 ottobre, è stata la cena di gala al Festival Function Centre di Findon, un evento sentito e curato con attenzione, che ha riunito associazioni, autorità e molti membri della comunità. A condurre la serata, con professionalità e calore, è stata la nota giornalista Rosanna Mangiarelli. Tra gli ospiti più attesi, arrivato appositamente dall’Italia, il sindaco di Caulonia, Francesco Cagliuso, una presenza particolarmente significativa perché Sant’ Ilarione è il patrono del suo comune. Il legame tra Adelaide e Caulonia è infatti uno dei fili invisibili che attraversano tutta la storia della St Hilarion Society e che continuano a unire, nonostante la distanza, famiglie, tradizioni e memorie condivise.

Durante la serata, diversi interventi hanno ripercorso le origini dell’associazione e il suo cammino lungo sette decenni. Uno dei momenti più toccanti è stato il discorso di Rosemary Velardo, presidente del comitato della Society, che ha ricordato la sua infanzia e l’eredità lasciata dal nonno, Giuseppe Ciccarello, insieme ai cofondatori Ilario Lamberto, Ilario Fazzalari e John Costa. Velardo ha descritto il clima di quegli anni, quando, nel 1955, quel gruppo di migranti italiani decise di mantenere vive ad Adelaide le tradizioni culturali e religiose del loro paese d’origine. “Al tempo si sentivano già a casa anche ad Adelaide”, ha ricordato, “dove avevano portato i valori di famiglia e fede dal paese in Calabria dove erano cresciuti”.

Fu in quell’anno, il 1955, che diedero vita alla Society of St Hilarion, con una missione chiara: “Per servire Dio sotto la guida del loro Santo patrono per offrire assistenza ai bisognosi e ai malati”. Accanto alle celebrazioni religiose, si affiancarono raccolte fondi e iniziative sociali, aprendo la strada a un impegno sempre più ampio. Un impegno che, nel 1980, portò l’associazione a entrare nel mondo dell’assistenza agli anziani grazie al sostegno della comunità e dei fondi governativi. L’obiettivo era garantire che gli anziani italiani potessero “trascorrere i loro ultimi anni in un ambiente che onorasse la loro provenienza culturale e spirituale”. Oggi, le case di cura di Fulham e Seaton ospitano oltre 170 residenti e offrono servizi domiciliari e sociali a più di 140 persone. “E tutto questo non sarebbe possibile senza i nostri fondatori e il lavoro svolto assieme per i decenni a venire”, ha concluso Velardo.

Il console italiano Ernesto Pianelli, accompagnato dalla moglie Natalia, ha portato i saluti ufficiali e quelli del governo italiano: “È un onore per me essere qui a celebrare con voi il 70esimo anniversario della Society of St Hilarion, un traguardo che riflette una grande eredità, fatta di dedizione, cura e comunità”. Un messaggio che ha sottolineato l’importanza non solo della storia dell’associazione, ma anche del suo impatto nella vita sociale del South Australia.

Molto applaudito anche il discorso di Vince Greco, presidente del comitato religioso e culturale, che ha ricordato con voce ferma ma emozionata: “Chi avrebbe mai immaginato, 70 anni fa, che i semi piantati da un piccolo gruppo di devoti migranti sarebbero cresciuti fino a diventare la fiorente organizzazione che celebriamo oggi?”. Ha ripercorso decenni di tradizioni portate avanti con impegno, dalla festa annuale alle processioni, dalle iniziative culturali alle attività sociali, sottolineando come la Società sia rimasta “profondamente incentrata sulla comunità”. Ha ricordato anche la decisione “coraggiosa e visionaria” di entrare nel settore dell’assistenza agli anziani, una scelta nata dalla “compassione e lungimiranza” che continua a servire la comunità italiana e non solo. Accanto alle autorità politiche presenti, tra cui gli onorevoli Joe Szakacs, in rappresentanza del premier Malinauskas e Zoe Bettison, Mark Butler, Jing Lee, la sindaca di Charles Sturt, Angela Evans, Luisa Greco, Marinella Marmo e Gina Marchetti, rispettivamente a capo del SAMEA, del Com.It.Es, e dell’Adelaide Italian Festival e molti altri, ha preso la parola anche il sindaco Cagliuso, che ha espresso la vicinanza della sua città alla comunità di Adelaide. “Questa comunità di cauloniesi ha sempre mantenuto un rapporto profondo con l’Italia e con la nostra Caulonia. Quando tornerò a Caulonia porterò la vostra testimonianza alla comunità in Italia”.

La serata si è chiusa con musica, tarantella e tanta convivialità, e con il conferimento del riconoscimento di socia a vita ad Antonietta Cocchiaro, accolto con grande affetto.

La domenica successiva, 27 ottobre, la comunità si è riunita per la processione che dalla chiesa di Mater Christi ha raggiunto la Gleneagles Reserve, accompagnata dalla banda Maltese Queen of Victories, dalle associazioni religiose con i loro stendardi e da tanti fedeli. Alla Reserve si è celebrata la Messa solenne, dopo il ‘Welcome to Country’, presieduta dall’arcivescovo Charles Balvo, con padre Franco Lacanaria e padre Germano Baiguini. Le letture sono state affidate a Silvana Noutta e Francesco Placanica, mentre gli studenti della St Michael’s College School hanno letto le preghiere universali.

I simboli portati all’altare – il ramo d’ulivo, le fotografie dei fondatori, la costituzione della casa di cura, la lanterna, la Bibbia e la statuetta originale del 1955 – hanno raccontato in silenzio 70 anni di storia. Durante i discorsi finali, Greco ha ricordato gli inizi della festa: “Molti credevano che non sarebbe durata… Eppure, loro rimasero saldi”, invitando i più giovani a farsi avanti perché questa tradizione continui “per molte generazioni a venire”.

La giornata si è conclusa con la grande festa alla Reserve: musica, spettacoli, auto italiane, le danze dell’associazione Madre Teresa, gli artisti Sopranos, Mira Sangregorio, Siesta Cartel, Giri e Brando, la tradizionale gara di spaghetti e, al calare della sera, i fuochi d’artificio. Migliaia i partecipanti, in una celebrazione che ha unito generazioni e continenti.