Il mare purifica, guarisce, calma. Il mare porta via i detriti della vita, li riporta in riva, a decomporsi al sole. Il mare placa, ascolta, nutrisce. Ed è a esso che un gruppo di donne e persone non binarie, nel bel mezzo di una pandemia globale, hanno affidato il sollevamento della loro anima da paure, incertezze e dolori.
La storia delle ‘Sea Wolves’ di Mount Martha ha acquisito una certa attenzione mediatica negli anni, tanto da aver ispirato anche una produzione teatrale che andrà in scena al Flinders Fringe Festival, Sea Wolves Howl, uno spettacolo che ha debuttato per la prima volta nel mese di febbraio registrando subito il sold-out.
La storia è quella di un gruppo di individui formatosi quattro anni fa, perlopiù donne e persone non binarie residenti di Mount Martha che, ogni giorno all’alba, per trenta giorni di fila, si sono immerse nelle gelide acque dell’oceano tenendosi per mano, per poi formare un cerchio e insieme ululare all’unisono. “Molte di quelle persone stavano affrontando un proprio personale e specifico dolore, fisico o mentale che fosse”, ha spiegato Carmelina Di Guglielmo, attrice italo-australiana che nello spettacolo Sea Wolves Howl interpreta il personaggio di Marina.
Nato da un’idea di Claire Thorn, scritto da Carole Patullo e Jane Bayly e diretto da Yoni Prior, lo spettacolo porta in scena cinque personaggi principali: Lux, interpretato da Emma Jevons; Patch, interpretato da Kelly Nash; Marina, interpretato – appunto – da Carmelina Di Guglielmo; Jilly, interpretato da Jane Bayly; e Aubrey, interpretato da Carole Patullo. Ciascuno di questi personaggi risulta dalla combinazione di due o più storie delle ‘Sea Wolves’ di Mount Martha, un lavoro che è stato reso possibile dalla dedizione che Patullo e Bayly hanno riversato nell’intervistare alcune persone del gruppo originale di Mount Martha per conoscere e raccogliere le loro testimonianze. “Marina, ad esempio, risulta dalla combinazione di cinque storie. Tra gli altri personaggi è quello che più ha paura – ha commentato Di Guglielmo –. Per alcune di loro, questa esperienza ha rappresentato un’entrata in contatto con l’umanità e di condivisione”.
Per Di Guglielmo, Sea Wolves Howl, ha rappresentato il primo ritorno sul palco dopo una lunga pausa dovuta alle limitazioni imposte dal propagarsi della pandemia. Uno spettacolo, tra l’altro, in cui si è sentita particolarmente coinvolta, tanto dal punto di vista professionale – l’attrice, infatti, ha dichiarato che le è stato consentito di apportare alcune modifiche al parlato di Marina, con l’introduzione di piccole frasi o parole in italiano che possano in qualche modo riflettere il suo passato – quanto dal punto di vista emotivo, giustificando un certo tipo di affetto nei confronti del personaggio che interpreta.
Con musiche originali composte da John Thorn e coreografie di Sally Grage-Moore, ‘Sea Wolves Howl’ alterna scene più divertenti e leggere a momenti di riflessione e di empatia con i personaggi, portando sul palco diverse condizioni dell’essere e affrontando tematiche che, prima o poi, tutti nella vita ci ritroveremo ad affrontare in un modo o nell’altro.
“Il nostro timore più grande era quello di non riuscire a onorare la storia di queste donne e di queste persone non binarie che hanno affidato a noi il racconto e la messa in scena di questo spaccato del loro vissuto, ma ho l’impressione che si innamoreranno di questo spettacolo”, ha concluso Di Guglielmo.
All’età di 67 anni e con oltre quarant’anni di carriera alle spalle, tra cui ruoli di rilievo in produzioni nazionali e internazionali, televisive, cinematografiche e teatrali, Carmelina Di Guglielmo torna, dunque, sul palco del Flinders Civic Hall nei panni di Marina. Lo spettacolo andrà in scena dal 14 al 16 novembre.
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