BERNA - Il vento della guerra in Ucraina sta spingendo la Confederazione Elvetica verso una trasformazione radicale della propria postura difensiva, segnando quello che il ministro della Difesa Martin Pfister definisce un vero e proprio spartiacque storico.
Il quadro geopolitico delineato da Berna è cupo: il rischio di un’escalation tra la Russia e l’Alleanza Atlantica non è più considerato un’ipotesi remota, ma un pericolo concreto che impone alla Svizzera di armarsi rapidamente.
Secondo l’analisi del ministro, Mosca ha ormai orientato la propria economia e le proprie forze armate verso un possibile confronto diretto con gli Stati occidentali, mentre parallelamente gli Stati Uniti appaiono sempre meno disposti a ricoprire il loro tradizionale ruolo di garanti dell’ordine mondiale.
In questo scenario di accresciuta vulnerabilità, la Svizzera ha deciso di accelerare il potenziamento del proprio apparato militare, ponendo la difesa aerea al centro della nuova strategia. Il Consiglio Federale mira a costituire una flotta imponente, composta da un numero di caccia moderni compreso tra i 55 e i 70 velivoli.
Questo piano include non solo l’acquisto già programmato dei caccia F-35 statunitensi, ma anche una valutazione per l’acquisizione di ulteriori mezzi che permettano di garantire una protezione completa dei cieli svizzeri, nel pieno rispetto dei processi democratici. Il rafforzamento non riguarda però solo il volo: Berna sta investendo massicciamente nel rinnovamento dei sistemi di difesa terra-aria, puntando su tecnologie d’avanguardia come i sistemi Patriot e IRIS-T SLM.
Per sostenere questo sforzo bellico, l’Esecutivo e il Parlamento hanno già tracciato un percorso finanziario preciso, con l’obiettivo di innalzare le spese militari fino a raggiungere l’1% del Pil entro il 2032. L’urgenza di intervenire è dettata anche dalla consapevolezza che l’attuale apparato di sicurezza non è ritenuto sufficientemente preparato a respingere le moderne minacce ibride, come attacchi informatici o operazioni di sabotaggio.
Entro gennaio 2026, il Dipartimento della Difesa presenterà i parametri operativi per una nuova strategia volta a migliorare la resilienza delle infrastrutture critiche e ad aumentare la capacità di difesa complessiva della Nazione, con l’obiettivo prioritario di proteggere la Svizzera dalle conseguenze dirette di un conflitto che Mosca continua a voler estendere alle proprie sfere d’influenza.
“La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha segnato uno spartiacque per la politica di sicurezza e anche la Svizzera ne subisce direttamente le conseguenze”, ha detto ancora. Mosca “continua a pretendere una propria sfera di influenza e orienta la propria economia verso la guerra e le proprie forze armate verso un possibile confronto con gli Stati occidentali”, ha dichiarato Pfister. Non si può quindi escludere “che questa guerra si estenda fino a diventare un conflitto tra la Russia e i Paesi della Nato. Il pericolo è quindi concreto”.