SYDNEY – Il processo di cambiamento delle lingue è inarrestabile e spontaneo, legato soprattutto al fatto che la comunicazione fra le persone è influenzata da tanti fattori, tra cui quelli sociali, culturali, storico-geografici e anche dal progresso tecnologico. 

Uno dei tanti aspetti della lingua italiana che sono cambiati nel corso degli anni è stato l’attenzione all’uso di vocaboli ed espressioni che non discrimino le persone in base al loro genere. Una cura che mancava negli anni passati, come risulta evidente anche dai libri, siano essi di narrativa o testi scolastici. 

Della rappresentazione di genere nei libri di testo per studenti di italiano come seconda lingua ha parlato Amelia Milne nella sua tesi di laurea, La rappresentazione del genere e il sessismo linguistico nei materiali didattici di italiano L2/LS. Un lavoro scritto interamente in italiano, che ha vinto il Margaret Ann Bailey Memorial Prize for Honours in a Modern European Language.

“Per scriverlo ho anche ricevuto una borsa di studio dalla Judith Russell Ryan Scholarship in Memory of Signora Tedeschi, oltre a essere stata nominata tra le 20 miglior tesi della facoltà di Arts and Social Sciences, e per questo ho avuto l’opportunità di presentarla, insieme alla mia relatrice - la professoressa dell’Università di Sydney, Antonia Rubino -, all’LCNAU (Languages and Cultures Network for Australian Universities)”. 

Il tema del sessismo in letteratura è stato ampiamente trattato, ma la ricerca di Amelia si è concentrata sui libri di testo di italiano come seconda lingua (L2) e come lingua straniera (LS).

“Nella tesi ho seguito l’evoluzione del dibattito italiano sulla relazione tra la lingua e il genere, originato con la pubblicazione del testo del 1986 scritto da Alma Sabatini, Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana”. 

Nella sua ricerca, la studentessa ha analizzato 15 libri di testo pubblicati tra il 1996 e il 2022 e ha potuto verificare come, con il passare del tempo, vi sia stato un aumento di strategie anti-sessiste nelle edizioni più recenti, come l’uso di titoli femminili e di forme sdoppiate.

“Tuttavia, l’uso diffuso del maschile non marcato continua a privilegiare gli studenti maschi, e significa che il percorso per la pari rappresentazione del genere non è ancora finito”, ha sottolineato Milne. 

Solo una grande passione per l’italiano unita a una mente brillante poteva spingere una studentessa a scrivere una tesi di ricerca nella sua seconda lingua, che ha cominciato a studiare alle elementari e approfondito alle scuole superiori, all’International Grammar School di Sydney, prima di continuarlo all’Università.

Cruciale in questa storia d’amore, come spesso accade, sono stati i mesi trascorsi in Italia: “Durante le superiori ho vissuto sei settimane a Rovereto, una cittadina in Trentino-Alto Adige, e poi ho fatto uno scambio universitario per sei mesi a Padova. Infine, per fare ricerca per la tesi sono stata qualche settimana a Milano e sono passata anche da Padova per vedere i miei amici”. 

L’idea della tesi è nata durante una conversazione con la sua relatrice, la professoressa Antonia Rubino, che ha le suggerito di indagare il tema del sessismo nella lingua. “È stato molto interessante perché, da studentessa di italiano, inizialmente mi è sembrato un po’ strano il fatto che le parole si declinassero al maschile, però mi è stato insegnato che era solo una regola grammaticale, senza conseguenze”, ha raccontato.

Un giorno Milne si è imbattuta nel testo di Alma Sabatini, che ha aperto la discussione del sessismo nella lingua in Italia, e ha affermato: “Mi sono resa conto che in realtà avevo ragione, che l’uso del maschile nella lingua porta effetti maschilisti e incide sulla nostra percezione della realtà”.

Ora Amelia Milne è impegnata a portare a termine i suoi studi in giurisprudenza: “Mi mancano ancora due anni, ma vorrei poi trovare il modo di unire la mia passione per le lingue con quella per la giurisprudenza, anche se non è facile”. 

“Una diversa visione del mondo”, il regalo più grande che le ha offerto studiare lingue straniere – il francese e l’arabo, oltre all’italiano –, rimarrà comunque per sempre con lei, a prescindere da ciò che le riserva il futuro.