Nel 1981 Franco Battiato incide 31’ di musica, suddivisi in sette brani destinati a spaccare (e per sempre) in due la storia del nostro cantautorato. Perché prima che uscisse “La voce del padrone”, l’album che raccoglie queste sette tracce, il pop italiano orbitava dentro rigidi recinti legati al genere, alla melodia, a una determinata poetica. Battiato fu certamente il primo, e probabilmente il migliore in assoluto, a riuscire a rendere musica estremamente sofisticata in pop accessibile a chiunque mascherando punk rock e new wave, due generi che caratterizzeranno la storia della musica mondiale, specie straniera, a cavallo tra ’70 e ’80. I sette brani de “La voce del padrone” sono entrati nella storia del nostro Paese e nelle vite di ognuno di noi con la stessa facilità con la quale anni prima erano entrati Lucio Battisti e Mogol, giusto per citare il caso più fragoroso. Le copie vendute de “La voce del padrone”, oltre un milione per la prima volta nella storia della nostra discografia, sono la dimostrazione di quanto Battiato sia riuscito a trovare un codice non solo per produrre poesia, arte, cultura, tutti concetti che col passare delle stagioni si abbineranno sempre meno alla musica, ma soprattutto per venderle e farle apprezzare dal larghissimo pubblico. Un pubblico che era il più largo fino a quel momento. E parliamo di “appena” quarant’anni fa.
I sette brani entreranno tutti nella lista degli evergreen della nostra musica. Da “Bandiera bianca”, che con quel ritmo tendente all’allegretto rade al suolo buona parte della società dell’epoca, a “Cuccurucucù” che, in qualche modo, tende a disarcionare alcune certezze in tema di melodie che hanno fatto la storia della musica. È in “Centro di gravità permanente” che invece Battiato si concentra sulla spiritualità, sul proprio personale smarrimento di uomo d’altri tempi, per poi perdersi nella sua “Summer on a Solitary Beach” che diventa magicamente e straordinariamente una nuova terra. Ne “Gli Uccelli” Battiato vola in alto con le parole, invitando al pensiero, all’attenzione, alla concentrazione, concetto che porta avanti in “Segnali di vita”, quelli che rischiamo di perderci, nel rimanere indietro. Non è un caso che il volo di Battiato si concluda in “Sentimiento nuevo”, che rappresenta un inno all’umana passione, la natura che fa di noi persone meno mediocri.