BUENOS AIRES – La celebrazione del 79° Anniversario della Repubblica Italiana, svoltasi al Teatro Coliseo di Buenos Aires, ha assunto quest’anno un significato particolare: è stata l’ultima volta in Argentina per l’Ambasciatore Fabrizio Lucentini, che concluderà il suo mandato ad agosto, dopo quattro anni intensi di lavoro. 

Il momento più toccante della serata è stato il saluto del Console Generale Carmelo Barbera, che ha voluto rendere omaggio all’ambasciatore con parole cariche di affetto e riconoscenza.  

“È certamente una gratitudine istituzionale, ma per quanto mi riguarda è anche profondamente personale”, ha dichiarato Barbera, in riferimento all’amicizia instauratasi tra i due diplomatici durante l’anno e mezzo condiviso a Buenos Aires.  

“Il suo lavoro di guida, orientamento e coordinamento di tutte le istituzioni italiane presenti qui nella Repubblica Argentina è stato, e continua a essere, fonte di ispirazione costante per tutti noi – ha affermato Barbera –. E questo anche grazie all’attenzione continua e speciale che dedica a questa grande comunità, riunita qui questa sera. Grazie di cuore, Ambasciatore.” 

Nel suo intervento, Lucentini ha sottolineato il valore civico della ricorrenza del 2 giugno, definendo la Festa della Repubblica come “un richiamo a tutti noi all'impegno attivo, presente, civile e costante.” 

Ha poi espresso parole di gratitudine verso il Console Generale a tutte le persone del Consolato e del teatro che hanno reso possibile la serata. “Un ringraziamento personale a Carmelo per le parole che mi ha dedicato e che in parte mi hanno emozionato”, ha aggiunto, visibilmente commmosso.

Un riconoscimento speciale è stato rivolto anche a Elisabetta Riva, direttrice del teatro Coliseo, per il ruolo fondamentale svolto in questi  anni nell’ambito della collaborazione con le istituzioni italiane: “In quattro anni di missione qui è stata per me un punto di riferimento costante”, ha sottolieneato Lucentini.  

Nella parte finale del suo intervento, Lucentini ha voluto condividere un messaggio profondamente personale: “È l’ultima volta che celebro il 2 giugno in questo meraviglioso teatro. Quando sono arrivato, quattro anni fa, conoscevo molto poco dell’Argentina e di Buenos Aires. Ricordo che una delle prime volte che sono uscito a camminare per la città, ho avuto una rivelazione: questa è casa mia. L’Argentina è la mia casa”. 

“Ovviamente sono italiano, orgogliosamente italiano e sono fiero di essere stato ambasciatore dell’Italia – ha sottolineato –. Pensavo di conoscere tutto del mio essere italiano e invece mi sbagliavo. In questi quattro anni ho scoperto aspetti dell’italianità che non conoscevo o che avevo dimenticato. Questa esperienza mi ha completato, non solo come diplomatico, ma anche come italiano”. 

E rivolto al pubblico in sala ha concluso: “Grazie a tutti. Grazie per avermi accolto nella vostra casa e per avermi restituito una parte della mia italianità. La mia missione volge al termine, ma anche se me ne andrò fisicamente, l’Argentina resterà sempre una casa per me”.

La Festa della Repubblica si è così trasformata in un congedo affettuoso e riconoscente verso un ambasciatore che ha lasciato un segno profondo nella vita istituzionale e culturale del Paese.