Avrebbe compiuto 60 anni Lady Diana, la donna che più di chiunque altro ha avuto un impatto, nel bene e nel male, sulla Corona britannica.
Nata il 1 luglio del 1961, Diana Spencer apparteneva a una delle più antiche e importanti famiglie britanniche, strettamente connessa con la Famiglia Reale da diverse generazioni. Incontrò giovanissima il principe Carlo, di 13 anni più grande di lei, durante una battuta di caccia. Il fidanzamento fu annunciato nel febbraio 1981. Diana scelse un anello in oro bianco con 14 diamanti intorno a uno zaffiro, che il figlio William ha poi donato a Kate.
Le nozze furono un evento mondiale seguito da oltre 750 milioni di telespettatori in tutto il mondo, mentre furono 600.000 le persone che inondarono le strade di Londra per vedere la sposa nel percorso che l’avrebbe portata alla cattedrale. Il lunghissimo velo bianco sul tappeto rosso della campata principale della Cattedrale di St. Paul è un’immagine rimasta indelebile nell’immaginario collettivo. Lady Diana indossava un abito in taffetà e seta color avorio, adornato da pizzi antichi e con uno strascico lungo ben sette metri. All’altare, la giovane invertì per errore i primi due nomi di Carlo, pronunciando “Filippo Carlo” invece che “Carlo Filippo”, e non espresse voto di obbedienza al marito, una scelta voluta da entrambi.
Trentadue anni lui, appena 20 lei. La storia della maestrina d’asilo semplice e bella che avrebbe potuto diventare regina diventò una favola moderna. Arrivarono due figli, William e Henry. I fotografi seguivano ovunque la coppia reale. Ogni vestito, ogni gesto, ogni sorriso della principessa Diana era analizzato e finiva in prima pagina. Presto però le cose presero una piega diversa. La ventata di nuovo portata a corte da Diana si infranse contro la rigidità della famiglia reale e contro il “fantasma” di un’altra donna, Camilla Parker Bowles, amore di gioventù di Carlo, da lui mai dimenticata. Il palazzo dorato divenne ben presto una prigione. I giorni di quella che presto sarebbe diventata semplicemente Lady D si trascinavano tra cerimonie ufficiali, viaggi di rappresentanza e la pressione della casa reale. Diana diventò la “principessa triste”. Continuò a impegnarsi nelle sue attività filantropiche. Una sua foto con in braccio un piccolo malato di AIDS fece il giro del mondo così come quella che la ritraeva tra i malati di lebbra e quella del suo incontro con Madre Teresa di Calcutta che diventò la sua guida spirituale. Ovunque lei andasse, la gente si assiepava per vederla da vicino, offrirle un mazzo di fiori, gridare il suo nome. Una popolarità non ben tollerata dai membri della Casa Reale.
Il 21 giugno 1982, in un’ala riservata del St Mary’s Hospital, nel quartiere di Paddington, a Londra, Diana diede alla luce l’erede al trono, William Arthur Philip Louis. Il bambino, battezzato nella sala da musica di Buckingham Palace il 4 agosto, fu il primo erede a nascere in un ospedale pubblico anziché a palazzo, com’era tradizione e come anche la Famiglia Reale pretendeva, ma Diana fu irremovibile al riguardo.
Nel marzo 1983, nonostante il palazzo l’avesse nuovamente sconsigliata, la principessa decise di portare con sé il piccolo William, di appena 9 mesi, durante il tour ufficiale dell’Australia e della Nuova Zelanda. Una decisione suggeritale, come lei stessa ammise, dal primo ministro australiano Malcolm Fraser, che riscontrò l’approvazione del pubblico.
Nello stesso ospedale il 22 luglio 2013, è nato il principe George, figlio di William, terzo nella linea di successione al trono britannico e che sarebbe stato il primo nipote di Lady D. Il secondo figlio, Harry Charles Albert David, nacque due anni dopo William, il 15 settembre 1984. La principessa rivelò che durante la seconda gravidanza lei e Carlo erano molto uniti.
Diana sapeva di aspettare un maschio sin dall’ecografia, ma non ne parlò con nessuno, nemmeno con il marito, che sperava invece in una bambina. Tra le tante “paparazzate”, quelle che meglio raccontano la principessa sono proprio gli scatti che la ritraggono in compagnia dei figli.
Diana era la mamma che partecipava alle gare scolastiche, scalza, con la faccia rossa per lo sforzo e il celebre caschetto scompigliato, e che accompagnava i bambini ai parchi di divertimento e al mare, che sgridava e consolava, che rideva a crepapelle in barba all’etichetta. Ed era questo il volto di lei più amato dai sudditi.
Il 9 dicembre 1992, il primo ministro britannico John Major annunciò alla Camera dei comuni che il principe e la principessa di Galles avevano deciso di comune accordo di separarsi, precisando che i principi di Galles non avrebbero divorziato, che lei sarebbe diventata comunque regina e che semplicemente avrebbero vissuto divisi e con impegni diversi.
La favola era finita e ai sudditi non servì molto tempo per accorgersene. Carlo concesse un’intervista televisiva in cui confessò la relazione con Camilla, iniziata, disse, dopo la fine del suo matrimonio con Diana. Lo stesso giorno lei andò al party di Vanity Fair con quello che passò alla storia come il “Revenge dress”, nero e cortissimo. Il miniabito, con scollatura a cuore, spalle scoperte e orlo asimmetrico, era nel suo “armadio” da tre anni, ma la principessa lo aveva sempre considerato “troppo audace”. Nel 1995, prima di annunciare il ritiro dalla scena pubblica, Diana concesse un’intervista in cui parlò del suo matrimonio che “era un po’ troppo affollato”. Un’inchiesta ufficiale ha da poco stabilito che “fu estorta con l’inganno”.
Il divorzio fu ufficializzato il 28 agosto 1996, ma a scrivere definitivamente la parola fine sulla relazione più mediatica della monarchia britannica, fu, appena un anno dopo, il drammatico incidente d’auto dell’agosto 1997, in cui Lady D perse la vita accanto al compagno dell’epoca, il miliardario Dodi Al-Fayed, sotto il tunnel del Pont de l’Alma a Parigi.
Quello che accadde in quella tragica notte parigina fu oggetto d’indagine per mesi. Al termine dell’attività investigativa si arrivò alla conclusione che l’autista fosse ubriaco e, per seminare alcuni paparazzi, fece sbandare l’auto causando l’impatto fatale. Questa conclusione non ha mai convinto il padre di Dodi al-Fayed, Mohamed, che ha sempre accusato i servizi segreti britannici di essere coinvolti nella storia.
Diana è amata anche per essersi fatta icona, o forse lo diventò quasi subito, da quando fu presentata al pubblico mentre arrossiva timidamente e le inglesi corsero dal parrucchiere a imitare il suo taglio di capelli.