TEHERAN - L’Iran non sarebbe lontano dal possedere una bomba atomica. È l’avvertimento del direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, in un’intervista al quotidiano Le Monde pubblicata oggi, poche ore prima di una visita a Teheran.
“È come un puzzle: hanno i pezzi e forse un giorno potrebbero rimetterli insieme. C’è ancora molta strada da fare prima di arrivarci. Ma non sono lontani, dobbiamo ammetterlo”, ha detto. “Non basta dire alla comunità internazionale ‘non abbiamo armi nucleari’ perché ci credano. Dobbiamo essere in grado di verificarlo”, ha aggiunto.
Iniziano domani a Mosca, passano per Parigi e dovrebbero arrivare, a sorpresa, a Roma, gli sforzi diplomatici per un nuovo accordo che permetta all’Iran l’alleggerimento delle sanzioni e all’Occidente l’assicurazione che la Repubblica islamica non si doterà di armi nucleari. Definiti “costruttivi” nel loro primo round in Oman, i negoziati questa volta sembrano ancor più in salita. Non solo per il giallo che prosegue sulla loro sede, ma anche per le condizioni poste sul tavolo.
Domani, il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, sarà in visita ufficiale in Russia per incontrare il presidente Vladimir Putin, cui consegnerà “un messaggio scritto della Guida Suprema” Ali Khamenei. Il Cremlino si è detto pronto a fare “tutto il possibile” per facilitare una soluzione diplomatica e insieme alla Cina potrebbe offrirsi come garante di un possibile accordo.
Araghchi è anche il capo negoziatore di Teheran nei colloqui, ufficialmente ancora “indiretti”, con gli Stati Uniti. Alla fine, la prossima tappa dovrebbe essere Roma, dopo alcuni giorni di giallo. Il primo annuncio che l’Italia era stata scelta come sede negoziale era stato poi smentito dall’Iran, che insisteva per tornare a Muscat.
Intanto, i media arabi confermano che si terrà a Roma, sabato prossimo, il secondo round di colloqui sul nucleare iraniano, dopo il primo che si è svolto il 12 aprile in Oman. All’incontro dovrebbero partecipare l’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi e il ministro degli Esteri omanita, Badr Albusaidi, a cui spetta la mediazione nei colloqui indiretti tra Washington e Teheran.
Due giorni fa, il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva confermato un’indiscrezione di Axios secondo cui il nuovo round di colloqui si sarebbe tenuto a Roma, il sabato 19: “Abbiamo ricevuto la richiesta delle parti interessate e dell’Oman che svolge il ruolo di mediatore e abbiamo dato una risposta positiva”.
Poi nella tarda serata di lunedì, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano aveva fatto sapere che i negoziati si sarebbero tenuti in Oman: a far “saltare” la tappa romana sarebbe stata la presenza negli stessi giorni del vicepresidente americano JD Vance. Ma poi oggi da Teheran sarebbe arrivato il nuovo ok ai colloqui in Italia.
Tajani dovrebbe avere sabato incontri separati con Witkoff, Araghchi e Albusaidi, come apprende l’Adnkronos. Nella stessa giornata Tajani dovrebbe avere un colloquio telefonico con Rafael Grossi, il direttore generale dell’Aiea oggi a Teheran.