CARACAS - Prima visita in carcere ieri da parte dell’ambasciatore italiano Giovanni de Vito ad Alberto Trentini, cooperante italiano detenuto da quasi un anno in Venezuela. Insieme a Trentini, l’ambasciatore ha incontrato anche un altro detenuto italiano, Mario Burlò.
Il colloquio, durato circa mezz’ora, ha permesso ai due di ricevere lettere dai familiari e beni di prima necessità. Trentini e Burlò sono apparsi in buone condizioni di salute, riferendo di ricevere regolarmente i pasti, di avere quotidianamente accesso all’ora d’aria e di essere trattati bene dalle guardie penitenziarie.
Entrambi hanno dichiarato di essere stati presentati all’autorità giudiziaria venezuelana insieme ad altri detenuti, tutti accusati a vario titolo di reati quali terrorismo e cospirazione.
Trentini era stato fermato a un posto di controllo dall’Ufficio amministrativo per l’identificazione, migrazione ed espatrio (Saime) e trasferito alla Direzione generale del controspionaggio militare (Dgcim) a Caracas, rinchiuso nel carcere El Rodeo I a Guatire, senza accuse formali né processo.
L’Italia aveva più volte chiesto chiarimenti, convocando anche l’incaricato d’affari venezuelano a Roma e inviando l’inviato speciale Luigi Vignali, senza ottenere risposte concrete.
Dal lato venezuelano, il ministro degli Esteri Yván Gil aveva affermato che Trentini è sotto processo, ha un avvocato e che “ci sono azioni legali in corso e seguiranno il loro corso”.
Per quanto riguarda Burlò, le ultime tracce risalgono all’autunno 2024, quando era arrivato in Sud America per alcuni incontri d’affari. La sua detenzione in Venezuela, avvenuta tra il 9 e il 10 novembre 2024, resta un mistero, e le autorità locali non hanno mai fornito spiegazioni sul suo arresto.
In Italia era stato recentemente assolto dalla Corte di Cassazione da un’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, mentre resta imputato in un processo a Torino per presunti reati fiscali legati alla gestione della squadra Auxilium Basket.