CANBERRA - Mercoledì sera, al Senato, la senatrice della Tasmania ha usato il privilegio parlamentare per raccontare i dettagli del caso avviato nei suoi confronti, nonostante i ripetuti richiami del presidente del Senato riguardo alla possibilità di vedere rivelata l'identità dell’ex dipendente.
Lambie ha affermato che la sua ex collaboratrice aveva iniziato a trattare con sufficienza gli altri membri dello staff, allontanandosi dall’ufficio senza dare spiegazioni.
“Ho avuto, di recente, un assaggio del sistema dei licenziamenti senza giusta causa. Avevo una dipendente che ha lavorato sodo per i primi tre mesi. Poi, dopo il periodo di prova, ha iniziato a presentarsi in ritardo al lavoro, ben 22 volte in poche settimane”.
Secondo la senatrice, il punto di rottura è arrivato quando il suo responsabile d’ufficio ha chiesto alla dipendente perché si stesse rifacendo lo smalto alle unghie mentre era alla scrivania.
“La dipendente ha risposto che aveva terminato i suoi compiti e che il tempo risparmiato era tempo libero a sua disposizione. Incredibile!" ha esclamato Lambie.
Dopo un richiamo e una revisione delle prestazioni, la dipendente aveva rassegnato le dimissioni, salvo poi presentare, tre settimane dopo, un reclamo di licenziamento senza giusta causa.
Il caso è stato risolto tramite il Parliamentary Workplace Support Service, con un risarcimento economico, il cui importo rimane sconosciuto.
Lambie ha evidenziato che, nel 2022-23, sono stati presentati oltre 13mila reclami per licenziamento senza giusta causa e che ogni caso costa mediamente più di 10mila dollari alle imprese. Ha quindi sollecitato il governo a avviare una riforma di queste leggi, sostenendo che il sistema attuale penalizza le piccole imprese.
“Se il governo tiene davvero alle piccole imprese, deve risolvere questo problema. Le leggi sui licenziamenti senza giusta causa sono fuori controllo”.