BUENOS AIRES - Mancano pochi giorni al 12 gennaio, quando Argentina si celebra la Giornata del pizzaiolo e del pasticciere, una data speciale che rende omaggio a tutti coloro che, con dedizione e maestria, si dedicano alla preparazione di delizie al forno. 

La ricorrenza è stata istituita in commemorazione della creazione del Sindacato dei lavoratori pasticcieri, confettieri, gelatai, pizzaioli e alfajoreros (STPCHyA), fondato il 12 gennaio 1946, ente che ha segnato una pietra miliare nella rappresentanza e professionalizzazione del settore gastronomico.  

A distanza di 76 anni, questa giornata è diventata un simbolo dello sforzo e della passione di coloro che dedicano la propria vita a questa nobile professione. 

Nonostante non sia documentato chi siano stati i primi pasticceri e pizzaioli dell’Argentina, molte storie riflettono l’essenza di questa giornata, che in qualche modo celebra anche la “parentela” culturale con la gastronomia italiana. 

Come quella di Gustavo Nari, storico pasticcere della confitería La Ideal, pezzo di storia della città frequentato dalle grandi personalità del Novecento, da Borges a Madonna, o quella di Juan Manuel, a capo della pasticceria Artiaga, che ha vinto il Campionato mondiale di panettone. 

Tanti altri racconti di vita sono invece testimonianza dell’influenza italiana nella tradizione locale della pizza. 

Ariel Loi, pizzaiolo con 38 anni di carriera alle spalle, è stato il primo a completare il corso di “Maestro pizzaiolo professionista” alla Scuola Professionale APYCE (l’ente che raggruppa tutte le pizzerie e le case di empanadas in Argentina). Prima a nascere in America Latina, l’accademia offre una formazione integrale per pizzaioli e ha avuto un ruolo fondamentale nell’innalzare il livello del mestiere in Argentina. 

Storie di successo come quella di Ezequiel Ortigoza, primo argentino a conquistare il Campeonato mondiale della pizza a Parma nell’edizione del 2024, o quella di Daniel Gabrielli, che ha vinto il primo premio al Campionato di APYCE e parteciperà al torneo di Parma per l’edizione del 2025. 

Ci saranno sempre polemiche: fin che al mondo ci sarà la pizza, gli argentini celebreranno una lussuosa quantità di formaggio, mentre gli italiani saranno sempre militanti della qualità della mozzarella. Intanto i napoletani ricorderanno a tutti che la loro ricetta (sottile e soffice, con il cornicione più spesso) è l’originale e i romani diranno che la crosta deve scrocchiare... Pochi audaci, ormai sempre più sparuti, scandalizzeranno il resto del mondo mettendoci l’ananas. 

È buono ciò che piace, e ogni persona ha le sue preferenze, le proprie abitudini. E a Buenos Aires ce n’è per tutti i gusti. Per parafrasare un detto napoletano, è proprio vero che “dove c'è gusto, non c’è perdenza”.

Sull’Avenida Corrientes, la grande via dei teatri dove le luci dei cartelloni illuminano i marciapiedi, la pizza al molde – quella preparata in teglia, con un impasto alto e soffice, che trabocca di formaggio – conquista i passanti, all’uscita degli spettacoli. Una vera e propria tradizione, che fa parte della cultura della città. 

A pochi isolati di distanza, nel Microcentro, la tradizione partenopea ha piantato la propria bandiera e si può gustare la più autentica pizza napoletana da Nuvola (il ristorante dell’Accademia Piazzaioli, altra istituzione che è stata fondamentale nel migliorare la qualità della pizza in Argentina) e da ABRA Cultural, dove è chef il napoletano Luigi Lavarone. 

A Recoleta, Piccantino e Andiamo propongono una versione propria del classico italiano, che adotta il meglio della tradizione locale, offrendo un prodotto ricco e sfizioso, preparato con i metodi tradizionali di fermentazione. 

Anche a Palermo, il quartiere trendy, spopola la pizza in stile napoletano, e ci sono sempre più ristoranti che offrono questa specialità. Da pochi mesi anche La Stampa, caposaldo della cucina italiana a Buenos Aires, ha inaugurato il forno a legna, dove vengono preparate buonissime pizze, fedeli alla ricetta partenopea. 

Nella zona tra Chacarita e Colegiales (Chacagiales per gli amici), quartiere che l’anno scorso è stato catalogato tra i più cool del mondo dalla rivista Time Out), lo stile napoletano si fonde con prodotti locali e le ultime tendenze della cucina internazionale, dando vita a pizze contemporanee con il “cornicione”, farcite con ingredienti innovativi. 

A Caballito, invece, il ristorante Napulè celebra l’influenza dell’immigrazione italiana nella cultura popolare della città. Oltre alla buonissima pizza certificata dall’Associazione provinciale cuochi Napoli (Apcn), offre un’esperienza che va oltre la gastronomia. Ogni giovedì, nel Buco, il seminterrato del ristorante che dopo cena si trasforma in un piccolo locale, si balla al ritmo della italo-disco, e a settembre viene organizzata una grande festa per San Gennaro

La pizza porteña ormai ha una identità tutta propria, che viene costantemente aggiornata dalle nuove generazioni di pizzaioli, senza però dimenticarne le origini. Oggi celebriamo la passione di chi si rimbocca le maniche e “si sporca le mani” per impastare il piatto preferito di tutti.