Esternare la caoticità dell’essere attraverso l’arte, osservare il groviglio della propria essenza interiore assumere le forme più disparate nel metallo fuso. Bobby Corica si definisce un “designer intuitivo”, che non ama incastrare la sua creatività in un processo predefinito e che, piuttosto, lascia che sia il suo stesso flusso di coscienza a guidarlo nella lavorazione dei materiali, fino alla realizzazione di un gioiello unico, che posa la sua anima nel suo essere sperimentale.
Nato a Melbourne ma di origini siciliane, Bobby è un gioielliere esperto nella lavorazione del metallo, in particolare argento e oro, che ha iniziato ad avvicinarsi a questo mondo appena cinque anni fa. “È iniziato tutto qualche anno fa, quando lavoravo con mio padre. Lui è un fabbro per il settore edile, e lavora principalmente con materiali come l’acciaio e i metalli. Mi è piaciuto molto lavorare con il metallo, ma non mi allettava l’ambiente della fabbrica o la fabbricazione in grande scala, per cui ho deciso di provare a darmi un’opportunità con la gioielleria. È sempre stato qualcosa che avrei voluto imparare; così mi sono comprato dell’attrezzatura, dei materiali e ho iniziato a imparare da solo”, ha spiegato l’artista, nel corso di una nostra intervista.
Il suo approccio all’arte della gioielleria è innovativo e sperimentale, ma anche nostalgico e, in qualche modo, iper-referenziale. “Ho una formazione scientifica, e le mie creazioni riflettono spesso riferimenti a cose che ho studiato in campo scientifico come la genetica, la biologia e la chimica. Anche il mio retroterra siciliano gioca un ruolo fondamentale nella mia arte, traendo essa ispirazione dalle storie che mi hanno raccontato mia nonna o nonno, dai racconti giovanili di mio padre sulla sua vita in Italia, o ancora, dalle foto che ho visto del paese natale di mia madre. Potrei dire che le mie creazioni riflettono una sorta di legame molto intricato tra storie di famiglia, eredità e genetica”.
Un approccio, tra l’altro, anche attento al tema della sostenibilità ambientale e che, pertanto, mira al riciclo e al minimo spreco dei materiali. L’artista, infatti, ha spiegato di riutilizzare tutti i suoi scarti, trasformandoli a loro volta in nuovi materiali da utilizzare per la creazione di nuovi gioielli.
“Quando creo una nuova collezione, penso a cosa voglio che questa rappresenti, che sia un’idea o un sentimento o qualcosa che trovo davvero interessante. Rispondo al materiale e a ciò che accade nel momento stesso della lavorazione del metallo. Molti dei miei gioielli, infatti, derivano dall’uso di calore intenso sui materiali, osservo come il metallo reagisce alla fonte di calore: tutto nasce da lì”. È così, dunque, che si arriva alla realizzazione di gioielli pensati per “essere indossati da chiunque, non pensati per un genere specifico”. “Voglio che le persone si divertano quando indossano le mie creazioni; voglio che si sentano speciali”, specifica.
Quanto ai progetti futuri, ci sono un bel po’ di cose che bollono in pentola. Attualmente, infatti, Bobby Corica sta collaborando con un tatuatore per la realizzazione di nuovi gioielli che utilizzano il silicone. “Questo materiale è molto simile alla pelle umana, e ciò permette all’artista di tatuare sul silicone. Applicherò questi pezzi su alcuni dei miei gioielli”. Oltre ciò, l’artista sta anche collaborando con un’illustratrice per trasformare alcuni dei suoi disegni in braccialetti con ciondoli. Questa seconda collaborazione si baserà in particolar modo sulle superstizioni, come il “malocchio”.
Inoltre, in occasione della Melbourne Design Week, l’artista sarà in esposizione al Craft Victoria con l’installazione Cercare/Trovare, una mostra che riflette tutto quel che il ragazzo ha trovato – appunto – durante il suo ultimo viaggio in Italia, avvenuto lo scorso anno. “Mi è stata assegnata una borsa di studio dall’Italian Australian Foundation e dall’International Specialised Skills Institute, che mi ha offerto la possibilità di viaggiare in Italia per imparare a lavorare la pelle e il vetro dai maestri del mestiere. Così ho trascorso un po’ di tempo a Firenze e a Murano, ma anche a Roma, Venezia e in Sicilia. La mia installazione al Craft Victoria racconta ciò che stavo cercando durante il mio viaggio in Italia e cosa ho trovato. Cercavo nuove abilità, un modo per connettermi con la mia cultura attraverso il mio lavoro e diventare un designer e un artista ancor più completo, utilizzando abilità caratteristiche dell’Italia come la lavorazione della pelle e del vetro, per cui Firenze e Murano sono famose. L’esposizione è essenzialmente una vetrina di tutte queste cose che sono riuscito a imparare mentre ero lì e che ho avuto la possibilità di mettere in pratica da quando sono tornato a Melbourne”.