Apre al pubblico la mostra antologica di León Ferrari al Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires, composta da 250 opere del celebre artista italo-argentino prodotte dal 1960 al 2011, anno della sua morte.

Leon Ferrari è nato a Buenos Aires nel 1920, figlio dell’architetto e artista italiano Augusto Ferrari, a cui il Museo dedica una mostra in contemporanea a quella del figlio, mettendo a confronto le due generazioni. León si dedicava all’ingegneria, ma agli inizi degli anni 50’ si trasferì in Italia con la famiglia, in cerca delle migliori cure per la figlia ammalata di tubercolosi, e fu in quegli anni che iniziò la sua carriera artistica. Proprio a Milano fece la sua prima mostra.

“León Ferrari: Recurrencias” è stata curata da Cecilia Rabossi e dal direttore del Museo, Andrés Duprat, ed è stata organizzata in collaborazione con la Fondazione Augusto e Leon Ferrari Arte e Acervo (FALFAA), con opere della collezione del Museo, della collezione privata della famiglia Ferrari e della Fondazione. Era stata originalmente prevista per il 2020, in occasione del centenario dell’artista, poi sospesa per via delle restrizioni durante la pandemia. Resterà aperta fino al 13 agosto.

L’attesa ha creato molta aspettativa e le sale sono piene. All’inagurazione della mostra ci sono tutti: giovani artisti, in nero e denim, eleganti signore per bene del quartiere, direttori di musei in giacca e cravatta, appasionati di arte di ogni età, pure famiglie con bambini.

Presente anche Marta Minujin, leggenda vivente dell’arte argentino, impossibile non vederla vestita con il suo tipico completo dai mille colori, caschetto platino e occhiali da sole.

Le opere di León Ferrari sono spettacolari, quasi istallazioni, ancora oggi irriverenti e originali e non è un caso che attraggano il grande pubblico, nonostante le polemiche che hanno creato in passato (durante la sua carriera è stato censurato molte volte per offesa alla religione).

L’artista combina l’iconografia rinascimentale e immagini attuali del potere occidentale, con un’impressionante varietà di tecniche: collage che accostano raffigurazioni enciclopediche a foto di guerra, gabbie per uccelli che racchiudono modellini di carroarmati e testi scritti a mano che diventano quadri. La sperimentazione nella tecnica accompagna la ricerca su temi caldi dell’epoca, che nonostante il passare degli anni, sono ancora attuali.

Essere artisti polemici e irriverenti serve al dibattito culturale ma serve anche a farsi ricordare.

Leon Ferrari è fra gli artisti argentini più famosi al mondo e le sue opere fanno parte di numerose collezioni private e musei di tutto il mondo; alcune delle sue sculture superano i 200mila dollari nelle aste interanzionali. Anche per questo León Ferrari è tuttora un punto di riferiento per moltissimi giovani artisti in cerca della propria strada.

D’altronde, l’arte che vince l'oblio è, paradossalmente, quella strettamente legata al suo tempo.