Lo Spazio continua a esercitare un magnetismo incredibile, un richiamo che attraversa epoche e civiltà. Basta alzare gli occhi al cielo per ritrovare quel senso di smarrimento e meraviglia che ci accompagna fin dall’infanzia: il luccichio remoto delle stelle, la profondità della volta celeste, la consapevolezza – affascinante e spiazzante – di essere minuscoli frammenti di un cosmo in perpetuo movimento. Eppure, è proprio in questa percezione che ritroviamo la nostra natura più profonda: siamo polvere di stelle, parte dello stesso tessuto chimico che compone ciò che brilla lassù. Lo Spazio ci interroga, ci sfida, ci restituisce prospettiva.

Con questo spirito, lo scorso lunedì 1 dicembre il Consolato Italiano di Melbourne, in collaborazione con la Melbourne University, ha celebrato l’Italian Space Day, una ricorrenza che quest’anno è coincisa con il secondo anniversario del lancio di SpIRIT, il primo satellite realizzato in Australia ad accogliere come payload principale uno strumento tecnico sviluppato da un’agenzia spaziale straniera. Un traguardo simbolo della cooperazione tra il Belpaese e l’Australia nel settore scientifico. L’evento, ospitato nell’ateneo, ha offerto un’occasione per riflettere sul ruolo crescente delle attività spaziali nella vita quotidiana e sulla missione – scientifica e culturale – affidata alla Giornata Nazionale dello Spazio: avvicinare il pubblico a un mondo spesso percepito come distante, anche attraverso esperienze interattive come, ad esempio, la possibilità di scegliere un punto della Terra e di vederne le immagini reali, quasi magicamente e in tempo reale, su un grande schermo grazie ai dati del satellite.

La professoressa Aurlie Chapman, vicedirettrice del laboratorio spaziale di Melbourne, ha dato il benvenuto ai presenti e parlato con entusiasmo della missione: “SpIRIT è stata una delle missioni più collaborative; questa sera è una celebrazione del successo del programma, delle persone che ne fanno parte e dei futuri progetti che essa sta rendendo possibili”. 

Anche la console generale per il Victoria e la Tasmania, Chiara Mauri, ha ricordato il valore simbolico di questa ricorrenza: “Celebriamo non solo un traguardo incredibile per lo Spazio italiano, ma anche un capitolo significativo nella relazione fra Italia e Australia. Sono sicura che il percorso che abbiamo iniziato assieme porterà a nuove mete inaspettate”.

Dal videomessaggio di Enrico Palermo, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), è arrivato un altro tassello fondamentale: “SpIRIT è stato il primo satellite commissionato dall’agenzia italiana, e non potremmo essere più orgogliosi di così”.

Il direttore del laboratorio spaziale, Michele Trenti, ha illustrato al pubblico i passaggi chiave della missione, ricordando il contributo dei partner e degli sponsor: dall’ASI, fino alla stessa Università di Melbourne, motore scientifico e operativo del progetto.

Tra i presenti, ha colpito la nostra attenzione anche Matthew Thomas, circondato da un gruppo di studenti desiderosi di capire come si controlla un satellite poco più grande “di una scatola di scarpe”. 

“Sono l’operatore dello strumento HERMES a bordo di SpIRIT – ha spiegato il ricercatore –. Lavoro con il professor Trenti, e ho recentemente concluso il mio dottorato. Adesso mi occupo a tempo pieno della parte operativa  della missione, con l’obiettivo di rilevare lampi di raggi gamma”. Thomas collabora con i principali ingegneri e astrofisici italiani per implementare questo sofisticato strumento e coordinare le richieste dall’Italia. 

A completare il quadro, la presentazione di Paolo D’Avanzo, Primo ricercatore dell’Osservatorio astronomico di Brera e membro dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, che ha conquistato il pubblico con una spiegazione limpida e coinvolgente dei Gamma Ray-Burst, rendendo accessibile anche ai non esperti questo fenomeno di esplosioni luminosissime, frequenti nell’universo.

Arrivato direttamente dal Cile, per rappresentare la controparte scientifica italiana, il ricercatore ha concluso la giornata con una riflessione personale: “La conoscenza è un percorso sempre in salita, che, auspicabilmente, migliora di volta in volta. Ma la passione è il vero motore che permette di andare avanti e di fare nuove scoperte. Un consiglio a chi vuole intraprendere questo percorso: lasciatevi stupire dall’universo. Questo, alla fine, è proprio un bel lavoro”.