È sul punto di diventare un importatore di gas.

A Port Kembla, poco più di 100 chilometri a sud di Sydney, la compagnia energetica controllata dal magnate del minerale di ferro e attivista climatico Andrew Forrest sta costruendo un terminal da 1 miliardo di dollari per importare gas naturale liquefatto (GNL).

Rob Wheals, CEO di Squadron Energy di Forrest, afferma che le ragioni sono ovvie: la costa orientale sta per rimanere a corto di gas.

“Direi addirittura che le prospettive sono disastrose”, ha detto Wheals a ABC.

“Stiamo per trovarci di fronte a un deficit critico e strutturale entro il 2028.”

“Il calo sarà pari al 40% rispetto all’offerta attuale nei mercati del sud e non esistono sostituti. L’unica soluzione è proprio qui, proprio ora a Port Kembla.”

L’Australian Energy Market Operator (AEMO) prevede che entro pochi anni le forniture di gas per la costa orientale potrebbero essere ben al di sotto della domanda nelle ore di punta, particolarmente durante i mesi invernali.

La previsione si basa su un drammatico esaurimento delle riserve nel Bass Strait, trattate nell’impianto di Longford (Victoria), che hanno costituito il fondamento dell’approvvigionamento per gli stati meridionali del Victoria, New South Wales e South Australia.

Un simile esaurimento dei giacimenti sta interessando anche l’Australia centrale.

L’AEMO rileva che negli ultimi anni non sono stati approvati nuovi progetti di sfruttamento di nuovi giacimenti di gas per poter colmare la carenza in arrivo, conseguenza di anni di crescente opposizione all’industria del gas e dell’esaurimento dei sussidi governativi per il settore, tutti dirottati sulle rinnovabili.

Inoltre, il gasdotto che collega gli stati del sud al Queensland, ricco di gas, nei momenti critici pompa già a pieno regime e non potrà soddisfare una domanda aggiuntiva.

“Anche se la domanda di gas è in calo, quel che sta succedendo è che l’offerta è diminuita ancora più velocemente - afferma Wilkinson -. Non abbiamo trovato un modo per sostituire quel gas.”

Per i suoi sostenitori, il gas è ua risorsa essenziale per l’industria pesante e per la produzione in genere, e svolgerà un ruolo chiave nel garantire il fabbisogno energetico del paese mentre questo affronta la transizione energetica, allontanandosi dal carbone e spostandosi verso l’energia verde.

Ma per i suoi oppositori, il gas è un problema quanto il petrolio e il carbone, un combustibile fossile dannoso che condannerà il mondo all’aumento delle temperature e a un inquinamento sempre maggiore.

Il paradosso risiede nel fatto che l’Australia non ha una carenza fisica di gas ma una artificiale, dal momento che la maggior parte delle forniture del paese vengono esportate tramite contratti a lungo termine verso i mercati redditizi dell’Asia settentrionale.

La soluzione di Squadron consiste nell’iniziare a importare gas entro due anni, in tempo per l’inverno del 2026.

Da Port Kembla, il gas verrebbe immesso nella rete di gasdotti a una velocità massima di 500 terajoule al giorno, una capacità sufficiente a soddisfare “quasi tutta la domanda di picco del NSW in una giornata invernale”.

Tra le aree più probabili dalle quali sarà possibile importare gas sono stati identificati gli Stati Uniti, il Canada, il Qatar, la Papua Nuova Guinea e persino l’Asia, dove, altro paradosso, viene consegnata la stragrande maggioranza delle esportazioni di GNL dell’Australia.