NUOVA DELHI – Il partito del primo ministro indiano uscente, Narendra Modi, ha vinto le elezioni ottenendo 303 dei 545 seggi che compongono il Parlamento indiano, dove, per avere la maggioranza, un Partito deve assicurarsi 272 seggi. L’Indian National Congress, guidato da Rahul Gandhi, ha invece ottenuto 44 seggi.
I voti ottenuti dal Bharatiya Janata Party hanno superato le previsioni e il risultato – già straordinario – che Modi aveva ottenuto nel 2014, quando si era assicurato la prima maggioranza assoluta in Parlamento.
Rahul Gandhi, presidente dell’Indian National Congress, è stato sconfitto nel collegio in cui era candidato, storicamente associato alla famiglia Gandhi.
Dopo la sconfitta del Bharatiya Janata Party alle elezioni locali dello scorso dicembre, la vittoria di Modi non era scontata. Molti prevedevano che il leader avrebbe dovuto creare nuove alleanze per raggiungere la maggioranza di governo. Ma così non è stato: il risultato conferma il primato di Modi e del nazionalismo hinduista nella politica indiana.
Modi ha basato la sua campagna elettorale sulla sicurezza e sul rilancio economico, promettendo la creazione di 10 milioni di nuovi posti di lavoro.
La disoccupazione è infatti il problema principale che Modi si troverà a dover affrontare. Lo scorso gennaio il tasso di disoccupazione aveva raggiunto il 6,1%: il più alto degli ultimi 45 anni.
Modi ha anche annunciato investimenti per migliorare le condizioni di vita degli agricoltori, con un raddoppio del reddito nei prossimi tre anni e la possibilità di accedere alla pensione per i lavoratori agricoli che hanno raggiunto i 60 anni. Sul fronte delle salute, il premier ha promesso di creare 75 nuove facoltà di medicina.
In tutto questo, Modi non ha rinunciato alla retorica nazionalista. Centrale, nel suo programma, la costruzione di un tempio dedicato a Ram, una delle maggiori divinità hindu. Il premier si è anche impegnato a privare il Kashmir dello status di regione speciale semiautonoma.
Le elezioni indiane sono le più grandi nella storia della democrazia mondiale dato l’enorme numero di persone che hanno diritto di voto.
Alle elezioni dovevano essere eletti 543 dei 545 membri del Parlamento indiano, ma la Commissione elettorale ha annullato il voto nel collegio di Vellore, dove è stato scoperto un sistema di voto di scambio.
Gli altri due seggi sono riservati ai rappresentanti della comunità anglo-indiana – i discendenti delle famiglie di origine mista, britannica e indiana, risalenti al periodo coloniale – e saranno nominati direttamente dal presidente.