SYDNEY - Era il 2015 quando Irene Guidotti è arrivata a Melbourne da Firenze, grazie a una borsa di studio e con l’obiettivo di conseguire una certificazione che le permettesse di continuare a lavorare in biblioteca.
“Il percorso per diventare bibliotecaria in Italia è piuttosto complesso e gestito dalle cooperative che rende l’ingresso di ruolo molto faticoso – ha spiegato Guidotti –. In più, nel mondo anglosassone sono molto avanti in questo settore, motivo che mi ha spinto a volermi specializzare in Australia”, voce gentile e tono determinato.
E così ha iniziato la sua avventura australiana frequentando la Monash University e, contemporaneamente, ottenendo un lavoro part time proprio alla biblioteca dell’università, dove ha potuto mettere in pratica quanto stava imparando in classe.
“Inizialmente non ci contavo troppo di essere selezionata – ha ricordato –, però l’esperienza maturata in Italia è stata valutata positivamente. Ho cominciato dalla sezione accademica che, tra i vari ruoli, ha la responsabilità di supportare le diverse facoltà. Viste le mie origini, è stato naturale collaborare con il dipartimento di Italianistica, facendo da ponte tra il nostro gruppo di lavoro e il loro. Ho anche organizzato eventi, cercato risorse adatte e fatto da mediatrice con dei fornitori italiani”.
Dopo sette anni vissuti a Melbourne, nel 2022 Guidotti si è spostata a Sydney per accettare un’offerta di lavoro nella biblioteca del primo museo australiano, l’Australian Museum dove, da qualche mese ha assunto il ruolo di Acting Head delle sezioni di Cultura del mondo, dell’Archivio e della biblioteca.
Un’ascesa importante quella di Guidotti che, sebbene inizialmente percepisse il fatto di essere italiana come uno svantaggio, si è poi dovuta ricredere ammettendo come, in realtà, si sia rivelato un valore aggiunto.
“L’italiano, infatti, che io non immaginavo fosse così diffuso, mi è tornato utile, molto più di quanto mi aspettassi. Al museo riceviamo tante richieste dall’Italia, in quanto la nostra collezione include anche una sezione dedicata ai libri antichi e rari. Abbiamo poi molti testi in italiano e in latino medievale, che io capisco facilmente e posso dunque descrivere e promuovere meglio”.
Certo, conoscere una lingua non basta: servono competenze, curiosità, intraprendenza e doti personali, un mix che Irene Guidotti possiede e le ha permesso di convincere i selezionatori capaci, come ha raccontato, “di valutare positivamente anche le mie esperienze pregresse nella digitalizzazione dell’archivio delle biblioteche italiane in cui ho lavorato e in cui mi sono specializzata in manoscritti di viaggiatori e studiosi delle antiche culture”.
È passato poco tempo da quanto ha assunto un incarico di grande responsabilità, ma la Acting Head si sente a proprio agio in queste vesti, nonostante ci siano spesso decisioni complesse da prendere e il carico di lavoro sia considerevole, visto che solo i dipendenti a tempo pieno sono oltre 300, senza considerare l’esercito di volontari e persone a contratto coinvolte nel museo.
“Credo che la mia italianità mi abbia anche aiutato nelle relazioni con i colleghi – ha sottolineato –. In generale, riusciamo a scaldare un po’ l’ambiente e a mettere gli altri a proprio agio. E poi l’Italia affascina tutti. Sono curiosi di sentire la mia storia”. E, tra le storie che può raccontare Guidotti, c’è anche quella di essere una delle allenatrici della Empoli Academy di Sydney.
La sezione in cui le piace spesso passeggiare, anche durante la pausa pranzo, è quella dedicata ai dinosauri, una passione che la accompagna fin da piccola: "Perché penso sia importante continuare a studiare le origini del mondo – ha raccontato –. Far parte di questo museo mi ha aiutato ad apprezzare a pieno la rilevanza della ricerca legata agli ambiti scientifici”.
All’Australian Museum esiste, infatti, una sezione interamente dedicata alla ricerca: la AMRI (Australian Museum Research Institute), dove un centinaio di persone, tra ricercatori e scienziati, sono impegnate in diversi ambiti, dal cambiamento climatico alla biodiversità fino allo studio della storia naturale”.
E proprio l’archivio storico, che raccoglie testi di importanti naturalisti e scienziati dell‘800, che descrivono per la prima volta alcune specie di animali australiani, sono di particolare interesse per Guidotti.
Il suo obiettivo è di rendere accessibile queste informazioni a quanti più ricercatori possibile, tramite la digitalizzazione dell’archivio storico, perché “la ricerca avanza anche da collezioni che sono vecchie 200 anni”.