Stanno per terminare a Brisbane le prove della maratona wagneriana che inaugurerà la stagione lirica 2023/24 di Opera Australia. La messa in scena della quadrilogia che compone il ciclo dell’Anello del Nibelungo, The Ring Cycle o Der Ring des Nibelungen, è un inizio strepitoso e una scelta coraggiosa della nuova direzione artistica e dà un’idea della visione ambiziosa che si prospetta per i mesi a venire. Dopo 12 anni sotto la guida del direttore artistico italo-australiano Lyndon Terracini, Opera Australia ha affidato la direzione alla regista di origine gallese Jo Davies. È la prima volta che questo ruolo viene ricoperto da una donna, e se è vero che il buon giorno si vede dal mattino l’inizio della nuova stagione lirica non potrebbe essere più prorompente di così.

Secondo l’orientamento della nuova direzione, che intende dare opportunità alle voci e alle produzioni locali prima di guardare fuori dai confini australiani, sono molti i nomi australiani nel cast di The Ring Cycle, inclusi anche alcuni italo-australiani, ma un’eccezione è sempre necessaria, in questo caso si tratta del basso d’origine marchigiana Andrea Silvestrelli, che abbiamo incontrato a Sydney durante il primo periodo di prove del ciclo wagneriano. 

Sarà a causa del suo frustrato desiderio di parlare italiano, ma Silvestrelli è un gradevole fiume in piena che, nel poco tempo rubato alle prove, racconta gran parte della sua storia artistica e umana. Prima di tutto introduce l’immensa opera wagneriana spiegando come la storia sia un racconto fiabesco, un mito cantato sulla nascita dell’uomo che, progressivamente nelle sue quattro parti, si lascia alle spalle dei, semidei e giganti fino a innalzare a protagonisti solamente esseri umani. Richard Wagner non è un autore facile, ma il Ciclo dell’Anello, secondo Silvestrelli, è l’opera che avvicina più facilmente il pubblico al compositore tedesco.

In questa colossale produzione, Silvestrelli interpreta ruoli diversi, in tutte le quattro parti che compongono l’opera. Sarà il gigante Fafner nell’Oro del Reno, Hunding il guerriero nelle Walkyrie, riprenderà il ruolo di Fafner nella terza parte del Sigfrido per trasformarsi poi in Hagen ne Il Crepuscolo degli Dei. Un impegno enorme per il basso anconetano arrivato alla lirica per caso.

Spinto dal padre fin da piccolissimo verso la musica, aveva solo 5 anni quando gli mise sulle ginocchia una fisarmonica più grande di lui, è passato in gioventù allo studio del contrabbasso, strumento non scelto, oltre che adatto alla sua statura notevole, ma obbligato, in quanto l’unico che al conservatorio di Pesaro avesse ancora posti disponibili, ed è approdato alla lirica per uno scherzo. Passando un giorno davanti alla classe dove si esercitavano i tenori scimmiottò uno studente. L’insegnante lo chiamò subito da parte e invece della ramanzina che Silvestrelli si aspettava, gli chiese se avesse mai pensato di studiare da basso e fu così che lui, che fino a quel momento aveva studiato jazz con il maestro Bruno Tommaso, si ritrovò catapultato nel mondo della lirica. Incitato da un’avvenente compagna di conservatorio, affrontò un conocorso di canto a Spoleto vincendolo e fu scritturato immediatamente. Fu un colpo “basso” per il papà che lo avrebbe voluto insegnante di scuola media e fisarmonicista per accompagnare la sorella, ottima cantante, nelle feste e nelle sagre nei fine settimana.

Importantissimo per la sua formazione artistica fu l’incontro a Spoleto con Giancarlo Cobelli, regista, attore e mimo da cui Silvestrelli imparò a creare un personaggio completo in senso lirico e recitativo. Il passo successivo fu a Bologna con l’incontro con il maestro Riccardo Chailly che conquistò leggendo e cantando a prima vista, cioè senza mai averlo nè provato nè sentito prima, il ruolo del Commendatore dal Don Giovanni di Mozart. Questo eccesso di giovanile sfrontatezza gli valse un contratto di sei mesi a Roma. La sua carriera proseguì con l’incontro con il direttore d’orchestra e compositore Gustav Kuhn, che all’inizio lo classificò come “ulratore”, ma Silvestrelli non si scoraggiò e gli chiese invece di aiutarlo a migliorare. Ed è proprio da questo incontro che iniziò l’avvicinamento a Wagner, con un cammino lento e pieno di ritrosie, rallentato da pregiudizi e stereotipi secondo cui Wagner è vocalmente pericoloso.
Grazie al maestro Kuhn, un po’ di fortuna e tanto talento, Silvestrelli si è ritrovato nel Walhalla wagneriano senza quasi accorgersene. Fondendo i due insegnamenti di Cobelli e Kuhn, Silvestrelli è in grado di creare personaggi a tutto tondo e complessi, come ad esempio il personaggio di Hagen, duplice e mistificatore, che sa farsi prima amare da chi poi tradirà spietatamente. Non si tratta quindi solo di note nè solo di parole, ma di una costruzione sottile, minuziosa fatta di mille sfumature. 

Ascoltando le descrizioni dei personaggi e degli intrighi del Ciclo dell’Anello fatta da Silvestrelli il desiderio di assistere alle rappresentazioni della quadrilogia diventa quasi irresistibile. Ma questo spettacolo, che ha come regista e designer digitale Chen Shi Zheng, e che si avvale di una scenografia composta da 24 pannelli digitali semoventi, non può essere ospitato nel Joan Sutherland Theatre della Sydney Opera House, a causa delle ridotte dimensioni del palcoscenico, ma è un’ottima ragione per visitare Brisbane, come del resto faranno molti aficionado dell’opera wagneriana. Come spiega Silvestrelli ci sono gruppi di fan di wagneriani che si spostano in ogni parte del mondo per seguire le diverse messe in scena delle opere del compositore tedesco.

Lasciare Sydney per Brisbane è un piccolo dolore, la capitale del New South Wales è una città che fin dalla sua prima visita Silvestrelli ha amato immensamente. Una città che conosce bene, ma con così tanto spazio, con una popolazione giovane e dinamica, e la presenza costante del mare che lo fa sentire a casa. La sua prima visita downunder è stata nel 1995 per un periodo di lavoro e vacanza accompagnato dalla famiglia. In quell’occasione passeggiando per Circular Quay in compagnia della famiglia hanno sentito gridare “Enzo!”. A chiamare suo padre a gran voce era il proprietario di un ristorante, ex collega di lavoro emigrato in Australia da Ancona, una di quelle coincidenze incredibili veramente dell’altro mondo! Auguriamo un sincero “in bocca al lupo” a Silvestrelli per la sua maratona wagneriana in scena dall’1 al 21 dicembre al Lyric Theatre di Brisbane. 
BIANCA BONINO