ROMA - Sono le 19,30 circa in commissione Ambiente al Senato quando l’opposizione unita protesta contro l’emendamento al decreto ambiente presentato da Adriano Paroli (FI), che per due volte è stato accantonato nonostante avesse ricevuto il parere favorevole del governo. La proposta avrebbe consentito l’affidamento del servizio idrico anche a società in house con partecipazione obbligatoria di capitali privati.
Dopo una sospensione di circa mezz’ora, un intervento del ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani chiarisce che non c’è tempo per ulteriori discussioni, siccome i tempi di conversione in legge sono strettissimi, ed ecco che la proposta del senatore azzurro viene ritirata.
Se approvato, si sarebbe trattato di “un clamoroso colpo di mano”, secondo il capogruppo Avs al Senato Peppe De Cristofaro, e di una “totale sconfessione del referendum sull’acqua pubblica”. Secondo il senatore e la collega Aurora Floridia, “l’acqua deve rimanere un bene comune, sottratto alle logiche di mercato e tutelato come diritto universale”.
Gli fa eco il collega Nicola Irto, capogruppo del Pd in Commissione, che dichiara: “Abbiamo vinto in Commissione, l’emendamento della maggioranza sulla privatizzazione dell’acqua è stato ritirato. L’acqua pubblica non si tocca”.
Anche la senatrice di Iv, Silvia Fregolent festeggia, rimarcando che tra gli argomenti del rigetto ci sono non solo la contrarietà al testo dell’emendamento, ma anche l’opportunità di inserire nel decreto ambiente una norma di questo tipo.