MONTEVIDEO - In occasione della 46ª Fiera Internazionale del libro di Montevideo (dal 27 de settembre al 13 ottobre), l’Istituto Italiano di Cultura ha invitato Vincenzo Latronico a presentare la sua opera “Le perfezioni”, che nel 2023 è stato uno dei finalisti del premio Strega. L’evento ha fatto da apertura alla Settimana della lingua italiana nel mondo, che si celebra ogni anno da più di vent’anni, e che nel 2024 è dedicata al libro.
“Le perfezioni” è stato pubblicato in Italia nel 2022, ma è in corso di traduzione in venti paesi. La traduzione in spagnolo, uscita nel 2023, in Uruguay viene distribuita da Gussi. “È quasi incredibile, è l'idea che un romanzo, che una persona scrive nella sua stanzetta da solo, sia qualcosa che viaggia attraverso le lingue, i paesi. Sono qui, dall'altra parte del mondo e per questo sono molto grato all'Istituto italiano di cultura, all'Ambasciata, alla Fiera del libro di Montevideo e a Gussi” ha commentato lo scrittore.
Il libro sembra raccontare la storia di una coppia apparentemente perfetta ma, in realtà, è una parabola sulla vita assediata dalle immagini dei social media e della ricerca di un’autenticità sempre più fragile e rara. Infatti, Vincenzo Latronico ha spiegato che “Il fatto che la quantità di tempo che passiamo in un'attività (parlando delle ore che spendiamo davanti a un cellulare) non può non trasformare il nostro orizzonte interiore, come funzioniamo dentro, le nostre azioni, le nostre aspettative dalla vita, il modo in cui vediamo noi stessi. È questo cambiamento è quello che ho che ho provato a descrivere: una piccola trasformazione antropologica”.
Quando si parla di tecnologia, o si celebra il progresso, o ci si dispera degli effetti. “Io volevo descriverli – spiega-. Che cosa mi fa? Se io apro questo cellulare, adesso io sono qua, però sono anche a Roma coi miei genitori che mi scrivono. Sono anche a Berlino con i miei amici che passano le storie su Instagram. Viviamo sempre così. E io volevo descrivere questa cosa senza giudizio”.
L’autore ha dunque cercato per molti anni di raccontare questa trasformazione digitale. “Non di raccontare le app, i telefoni che diventano sempre più potenti - chiarisce - ma di raccontare cosa ci fa dentro e non ci riuscivo perché era difficile da raccontare in un romanzo”. Per farlo ha adottato la forma utilizzata da un altro autore, Georges Peres, per narrare una trasformazione simile nel libro “Le cose”.
Quanto al titolo del libro ha commentato, “In alcune lingue, fra cui l'inglese, ma anche l'ungherese, è stato tradotto al singolare ‘perfezione’. Perfezioni al plurale non suona bene, c'è qualcosa che non funziona, è una parola su cui s’inciampa. Ed è perché perfetto significa completo, una perfezione è completa, ma l'idea che ci sia un plurale fa vedere che qualcosa non è completo. E quindi è già qualche cosa di impossibile. È un ragionamento molto astratto, però diciamo che mi piaceva che ci fosse questo inciampo”.
Latronico, che è anche traduttore, è laureato in Filosofia, insegna alla Scuola Holden di Torino e collabora con “Il Post” e con “La Stampa”. Ha scritto diversi libri da “Ginnastica e Rivoluzione” del 2008, al più recente “La chiave di Berlino” pubblicato da Einaudi.