BUENOS AIRES / ROMA – La comunità italo-argentina si mobilita. Tra Buenos Aires e Roma, gli italo-discendenti stanno organizzando manifestazioni pacifiche per protestare contro il decreto legge n.36/2025, recentemente approvato dal governo italiano e attualmente in fase di revisione parlamentare.  

Il provvedimento ha sollevato forti critiche da parte di chi, da anni, porta avanti con impegno e in modo regolare le pratiche per il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis

In Argentina, diversi gruppi della collettività hanno convocato per venerdì 2 maggio, alle ore 20:00, una veglia davanti alla sede dell’Ambasciata d’Italia a Buenos Aires e davanti ai consolati italiani presenti sul territorio.  

L’iniziativa, dichiaratamente pacifica, nasce con l’intento di “far sentire la propria voce” e rendere visibile quanti siano gli italo-discendenti che si sentono colpiti dalle nuove disposizioni.  

Anche a Roma, il Comitato di italo-discendenti contro il decreto legge n.36/2025 ha indetto una manifestazione pacifica per sabato 3 maggio alle ore 10:00 in Piazza del Campidoglio, a cui parteciperanno persone arrivate da ogni parte d’Italia per dare il proprio sostegno. 

Le iniziative diffuse sui social. 

Il decreto legge in questione introduce cambiamenti significativi nella normativa sulla cittadinanza italiana per discendenza. Viene vietata la possibilità di presentare domanda direttamente ai Comuni italiani, limitando l’iter alle sole sedi consolari.  

Si impongono inoltre nuove condizioni legate alla residenza e alla dimostrazione di un “radicamento effettivo” sul territorio italiano. Cambia anche il tempo massimo per completare la procedura, ridotto al punto da rendere quasi impossibile concluderla per chi è già in Italia e sta seguendo il percorso in maniera legale. 

Le istituzioni italiane hanno giustificato il decreto con la necessità di contrastare le frodi e le residenze fittizie, ma per molti discendenti si tratta di un provvedimento che colpisce anche chi ha legami autentici, storici e familiari con l’Italia. Per loro, è una misura che rischia di trasformare in “sospetti” anche coloro che si sono sempre mossi nel rispetto delle regole. 

Tra le tante voci critiche, spicca quella di María José García Uriburu, giovane italo-argentina laureata in comunicazione, che da anni sogna di trasferirsi in Italia. “Il mio legame con il Paese è reale e molto forte, e mi sento discriminata dal fatto che non venga riconosciuta la mia cittadinanza, quando da anni sto facendo quanto dovuto per svolgere la pratica, in maniera del tutto legale”, racconta con amarezza.  

María José era pronta a presentare i documenti quando, all’improvviso, è stato pubblicato il decreto. “Molte persone hanno venduto tutto per trasferirsi in Italia, con l’obiettivo di presentare la richiesta direttamente in Comune, invece di pagare illegalmente un appuntamento al consolato. Lo hanno fatto perché avevano una reale intenzione di vivere in Italia e ora si trovano in un limbo: senza permesso di soggiorno e senza sapere come proseguire”. 

Sottolinea, inoltre, che anche chi ha già ottenuto la cittadinanza viene colpito dalle nuove disposizioni. “È importante che tutti capiscano che non è solo un problema di chi non ha ancora ottenuto il risonoscimento, perchè il decreto blocca il diritto di trasmissione per i figli”, spiega. 

Le proteste, dunque, non riguardano solo un percorso burocratico, ma pongono una questione più profonda: il diritto a vedersi riconosciuta un’identità italiana ereditata e coltivata per generazioni.  

Per molti, il decreto rappresenta una chiusura ingiustificata nei confronti di una comunità che continua a mantenere viva la cultura italiana all’estero e a rafforzare i legami tra l’Italia e l’Argentina.  

I manifestanti chiedono che venga mantenuta la possibilità di presentare domanda anche in Italia. Con controlli rigorosi, ma giusti.