QUITO – Dopo quasi due settimane di violente proteste, il governo dell’Ecuador ha deciso di reintrodurre i sussidi sul carburante. Lo ha annunciato il presidente, Lenín Moreno, dopo aver trovato un accordo con i manifestanti. 
“Si tratta di una soluzione per la pace e per il Paese – ha dichiarato Moreno durante un messaggio a reti unificate –. Il governo sostituirà il decreto 883 con un nuovo provvedimento con meccanismi a favore di chi ha più bisogno”. 
L’accordo prevede la creazione di una commissione formata da rappresentanti del governo e dei manifestanti, con il compito di concordare nuovi interventi in materia di politica economica.
Le proteste erano cominciate il 3 ottobre scorso, quando il governo aveva approvato una serie di misure di austerità per onorare gli accordi presi con il Fondo monetario internazionale, che aveva accettato di stanziare oltre 4 miliardi di dollari per risollevare l’economia del Paese. La misura più contestata prevedeva l’eliminazione dei sussidi per il carburante, in vigore dagli anni ’70. 
Il provvedimento, che avrebbe fatto risparmiare al governo ecuadoriano circa 1,3 miliardi di dollari, aveva causato grande malcontento, soprattutto tra la popolazione indigena. Un’enorme marcia aveva raggiunto la capitale, dando poi vita a una violenta guerriglia che aveva messo a ferro e fuoco la città, tanto che il presidente Moreno era fuggito a Guayaquil, una città costiera meno colpita dalle proteste. 
C’erano stati violenti scontri, con tentativi di assalto al Parlamento e al Palazzo presidenziale. All’indomani dell’attacco agli edifici governativi, Moreno aveva accusato il suo predecessore, Rafael Correa, e il presidente venezuelano, Nicolás Maduro di “guidare” le manifestazioni, con l’obiettivo di destabilizzare il governo e prendere il potere.
“Forze oscure, legate alla delinquenza politica organizzata e guidate da Correa e Maduro, con la complicità di narco-terrorismo, bande criminali, violenti cittadini stranieri, hanno causato una violenza mai vista prima in Ecuador”, aveva detto Moreno nel corso di un intervento televisivo. 
Al momento si contano cinque morti, 200 feriti e 2000 arresti.