ROMA - Dal Forum Ambrosetti di Cernobbio è intervenuto sulla questione dei dazi americani il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha invitato ad affrontare l’emergenza “a sangue freddo” e senza “pigiare il bottone del panico, [evitando] di partire con una politica di contro-dazi che potrebbe essere semplicemente dannosa per tutti”.

Nel suo discorso Giorgetti ha anche acennato alla necessità di riattivare la sospensione generale del Patto Ue di stabilità. Un ombrello per aiutare le imprese, come ai tempi del Covid, mettendo in sicurezza i settori più colpiti dalla guerra commerciale scatenata da Donald Trump. Un’idea subito accolta dal ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le Politiche di coesione, Tommaso Foti, che l’ha definita “una strada percorribile”.

Sui dazi era già intervenuta nei giorni scorsi Giorgia Meloni, affermando che rappresentano “una scelta sbagliata, un altro problema da risolvere, [ma] non è la catastrofe che alcuni stanno raccontando”, perché, secondo la Premier, il mercato americano vale il 10% dell’export italiano.

Sono forti le pressioni da fronteggiare, da parte delle categorie imprenditoriali, e all’interno di una maggioranza in cui la consapevolezza di dover trattare a livello Ue si scontra con gli affondi della Lega, secondo cui la via migliore resta quella dei negoziati bilaterali. Non a caso, fra i messaggi di Meloni, c’è stato anche un invito a non gettare benzina sul fuoco.

Reagire con “dazi contro dazi” può fare più male all’Italia che ad altri, ha assicurato Meloni, che ha invitato ad “aprire una discussione franca nel merito, con gli americani, con l’obiettivo di rimuoverli, non di moltiplicarli”. Un punto di caduta considerato positivo potrebbe essere dimezzarli al 10%.

D’altro canto Meloni ha chiesto all’Ue una serie di sforzi, “per rimuovere i dazi che si è autoimposta”, con gli effetti del Green Deal sull’automotive, burocrazia che “soffoca” e un Patto di stabilità da “rivedere”. Con la consapevolezza che le proposte italiane possano non essere “perfettamente sovrapponibili” a quelle degli altri partner europei. 

Sulla stessa lunghezza d’onda di Meloni, anche il primo ministro britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron che, secondo quanto riportato da Downing Street, avrebbero avuto un colloquio telefonico concordando che una guerra commerciale “non è nell’interesse di nessuno”, anche se hanno sottolineato che nulla dovrebbe essere “escluso”. 

La linea tracciata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (nella foto), è quella di rifiutare l’idea che i dazi possano essere la soluzione e per questo motivo l’Unione Europea punta a dei negoziati con gli Stati Uniti per discutere delle barriere commerciali del 20% imposte da Washington. Allo stesso tempo, ha assicurato von der Leyen, l’Europa è pronta a reagire alle misure americane, perché “la forza dell’Ue è nella sua unità”. 

“L’annuncio del presidente Trump di imporre tariffe doganali universali su tutto il mondo, compresa l’Ue, rappresenta un duro colpo per l’economia mondiale. Mi rammarico profondamente di questa scelta. Dobbiamo essere lucidi sulle immense conseguenze: l’economia globale ne risentirà gravemente; l’incertezza aumenterà vertiginosamente e innescherà l’ascesa di un ulteriore protezionismo; le conseguenze saranno disastrose per milioni di persone in tutto il mondo”, ha spiegato la leader Ue.