WASHINGTON – I ripetuti attacchi israeliani e la risposta iraniana stanno mettendo a dura prova i tentativi delle diplomazie mondiali di riportare sotto controllo la situazione nella polveriera mediorientale.

Il presidente russo Vladimir Putin e quello americano Donald Trump hanno avuto ieri una conversazione telefonica, secondo quanto riportato dal Cremlino. L’agenzia russa Ria Novosti ha riferito che Putin ha condannato gli attacchi israeliani e informato l’inquilino della Casa Bianca sui colloqui telefonici avuti ieri con il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Trump ha valutato la situazione nella regione come molto allarmante.

La Cina “condanna con fermezza la violazione da parte di Israele della sovranità, della sicurezza e dell’integrità territoriale dell’Iran, si oppone con fermezza ai brutali attacchi contro funzionari iraniani e vittime civili e sostiene l’Iran nella salvaguardia della propria sovranità nazionale, nella difesa dei propri diritti e interessi legittimi e nella sicurezza della vita delle persone”. Il ministro degli Esteri Wang Yi, in una telefonata con la controparte iraniana Seyed Abbas Araghchi, ha detto che “l’attacco agli impianti nucleari” di Teheran ha creato “un precedente pericoloso e potrebbe avere conseguenze catastrofiche”. 

“Ho parlato con il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi. Il rischio di un’ulteriore escalation nella regione è pericolosamente alto. La diplomazia deve prevalere. L’Ue è sempre stata chiara: non si deve permettere all’Iran di acquisire un’arma nucleare. Solo la diplomazia può portare a una soluzione duratura. L’Ue è pronta a sostenerla”. Lo scrive su X l’Alto Rappresentante per la Politica Estera Kaja Kallas.

Il governo italiano, dal canto suo, si sta adoperando affinché non venga meno il canale di dialogo, anche in un momento di alta tensione, in modo da far ripartire una fase negoziale non appena si interromperà quella bellica. Giorgia Meloni è volata in Canada per il G7 restando in stretto contatto con il sottosegretario Alfredo Mantovano e con i ministri che seguono da vicino la crisi.

Il nuovo fronte di guerra finirà inevitabilmente in cima all’agenda del summit di Kananaskis. Il summit tra le monagne rocciose della provincia di Alberta doveva essere un’occasione per provare a sbloccare la crisi ucraina e quella commerciale fra Usa e Ue. E invece dovrà affrontare soprattutto quest’altra priorità.