ROMA - La Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto per il premier israeliano Benyamin Netanyahu, l'ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, e per il capo del braccio armato di Hamas, Mohammed Deif, e immediatamente si manifestano in Italia le divisioni tra maggioranza ed opposizione sulla linea da seguire. 

Si percepisce anche un certo imbarazzo dalle parti del governo che si trova adesso una nuova delicatissima gatta da pelare, sia sul piano interno che su quello europeo.  

“Io ritengo che la sentenza della Corte penale internazionale sia sbagliata, ma se Benyamin Netanyahu e Yoav Gallant venissero in Italia dovremmo arrestarli perché noi rispettiamo il diritto internazionale”, ha affermato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, durante la puntata di Porta a Porta su Raiuno.  

Secondo il ministro la sentenza è assolutamente criticabile, perchè “ha messo sullo stesso piano il presidente israeliano e il ministro della Difesa con chi ha organizzato e guidato l'attentato che ha massacrato e rapito persone in Israele, cioè quello per cui è partita la guerra”, ha spiegato, aggiungendo che “sono due cose completamente diverse”. 

La prudenza con la quale l'esecutivo intende maneggiare la questione si legge bene nelle parole del ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Noi sosteniamo la Cpi ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico. Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione e come comportarci insieme su questa vicenda”, ha spiegato. 

Parole che non sono piaciute al Movimento 5 stelle che le ha definite “scioccanti e vergognose” perchè “confermano il disprezzo del governo Meloni per il diritto internazionale”. 

La decisione è delicata perché sono ben 123 i Paesi che riconoscono la Corte penale internazionale, tra cui due dei cinque membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu: Francia e Regno Unito. L'Italia, oltre ad aver ospitato la Conferenza diplomatica che ha istituito la Corte nel luglio del 1998, è stato uno dei primi Paesi a ratificarne lo Statuto.  

Ecco perchè il Pd, immediatamente tramite il responsabile esteri del partito Peppe Provenzano, ha ricordato che “la CPI è un'acquisizione fondamentale della giustizia internazionale, fondata sullo Statuto di Roma. L'Italia ha il dovere di rispettarla ma anche quello di adeguarsi alle sue decisioni”. 

Ancora più duro il leader del M5s Giuseppe Conte che parla di “follia criminale” dello stato ebraico, e chiede con forza “sanzioni e l'embargo delle armi a Israele”. Fuori dal coro del centrosinistra Italia Viva nel sottolineare che una soluzione "non può essere raggiunta a colpi di mandati di cattura". 

Mentre tra le fila di Fratelli d'Italia c'è la consegna del silenzio, ci pensa il vicepremier Matteo Salvini a gettare benzina sul fuoco con un attacco che non potrà essere ignorato dal governo: “Una sentenza assurda, politica filoislamica, che allontana una pace necessaria”.