CANBERRA - La tappa nella Papua Nuova Guinea, che avrebbe dovuto consacrare un accordo di difesa definito storico, si è chiusa per ora con un nulla di fatto. Il cosiddetto trattato Pukpuk (coccodrillo) non ha ottenuto il via libera del gabinetto di governo di Port Moresby per mancanza del quorum, costringendo Anthony Albanese e il suo omologo James Marape a limitarsi a un comunicato congiunto che ne elenca i principi fondamentali. Marape ha comunque assicurato che non vi sono ostacoli sostanziali e che l’approvazione potrà arrivare rapidamente, una volta completate le procedure interne.

Il mancato accordo segue di pochi giorni un altro rinvio: la visita a Vanuatu si è conclusa senza la firma del cosiddetto Nakamal Agreement, un pacchetto da 500 milioni di dollari destinato all’economia locale. Alcuni esponenti di Port Vila hanno espresso timori che la formulazione potesse limitare la possibilità di accedere a finanziamenti esteri, in particolare dalla Cina. Non ci sono però conferme che il testo includesse un vero e proprio “potere di veto” australiano sugli investimenti cinesi.

L’opposizione australiana ha subito colto l’occasione per attaccare Albanese, parlando di “imbarazzo” e di fallimenti che rischiano di minare l’influenza di Canberra nel Pacifico. Le critiche riflettono un dibattito interno in cui la credibilità regionale dell’Australia è strettamente legata alla capacità di contrastare la crescente presenza cinese.

Secondo analisti del Lowy Institute, la mancata firma degli accordi è percepita a Washington come un’opportunità persa e alimenta l’idea che l’Australia possa – e debba – fare di più per garantire la stabilità della regione. Da qui la necessità, suggeriscono, di un approccio diplomatico più calibrato con le nazioni melanesiane.

In questo contesto, il viaggio negli Stati Uniti assume un peso decisivo. Albanese avrà incontri di alto profilo a New York, in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, incentrati anche sulla cooperazione in materia di difesa, ed è molto alta l’attesa per il possibile incontro con il presidente statunitense.

Durante il banchetto di Stato a Windsor in occasione della visita di Trump in Regno Unito, Re Carlo ha pubblicamente elogiato l’alleanza AUKUS come “una collaborazione vitale e innovativa” insieme ad Australia e Stati Uniti, definendola un modello di partenariato per la sicurezza. Il riferimento ha rafforzato l’attenzione internazionale sul programma.

L’iniziativa AUKUS, stimata in centinaia di miliardi di dollari, prevede la consegna all’Australia di sommergibili a propulsione nucleare di classe Virginia all’inizio degli anni 2030, seguita dalla costruzione di una nuova flotta. Washington spinge affinché Canberra aumenti la spesa per la difesa, con la quota del 3,5% del PIL che resta un obiettivo della Casa Bianca.

Albanese dovrà quindi dimostrare che l’Australia è in grado di rilanciare la propria strategia regionale, trasformando i recenti contrattempi in un rafforzamento della leadership nel Pacifico.