MOSCA - Il giorno dell’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, Mosca era pronta a usare l’atomica. È quanto ha raccontato un disertore russo che prestava servizio in una base di armi nucleari. “Il giorno in cui è iniziata la guerra, le armi erano pronte all’uso”, afferma l’ex ufficiale delle forze nucleari russe. “Eravamo pronti ad attaccare dal mare e dal cielo e, in teoria, a effettuare un attacco nucleare”.  

Vladimir Putin, tre giorni dopo il superamento dei confini dell’Ucraina da parte delle truppe russe, aveva annunciato che le forze di deterrenza nucleare avevano ricevuto l’ordine di entrare in una “modalità speciale di combattimento”. Lo stato di allerta è stato annullato, aggiunge il disertore, dopo due o tre settimane.  

La sua testimonianza offre uno spaccato dei meccanismi interni top-secret delle forze nucleari in Russia. La Bbc ha incontrato il disertore in una località segreta dove vive dopo aver lasciato il suo Paese e l’unità speciale in cui prestava servizio.  

È estremamente raro che i membri del servizio parlino con i giornalisti: “C’è un processo di selezione molto rigido: tutti sono soldati professionisti, nessuno dalla leva”, ha spiegato. “Ci sono controlli costanti e test della macchina della verità per tutti. La paga è molto più alta e le truppe non vengono mandate in guerra. Sono lì per respingere o eseguire un attacco nucleare”. 

La Russia ha circa 4.380 testate nucleari operative, secondo la Federation of American Scientists, ma solo 1.700 sono “dispiegate” o pronte all’uso. Tutti gli stati membri della Nato messi insieme ne possiedono un numero pari. Solo la scorsa settimana Putin ha ratificato le modifiche alla dottrina nucleare, le regole ufficiali che stabiliscono come e quando la Russia può lanciare armi nucleari.  

La dottrina ora afferma che la Russia può lanciare se subisce un “attacco massiccio” con missili convenzionali da parte di uno stato non nucleare, ma “con la partecipazione o il supporto di uno stato nucleare”. I funzionari russi affermano che la dottrina aggiornata “elimina efficacemente” la possibilità di una sconfitta sul campo di battaglia. 

Alcuni esperti occidentali suggeriscono che le armi nucleari russe risalgono per lo più all’era sovietica e potrebbero anche non funzionare, ma per il disertore si tratta di una “visione molto semplicistica”. “Potrebbero esserci alcuni tipi di armi antiquate in alcune aree, ma il Paese ha un enorme arsenale nucleare, un’enorme quantità di testate. La manutenzione delle armi nucleari viene svolta costantemente, non si ferma mai nemmeno per un minuto”.  

Il disertore fu rimosso dal suo posto di comando per aver criticato la propaganda che dipingeva il nemico ucraino come meritorio di essere sterminato e trasferito in una normale brigata d’assalto per essere mandato in guerra. Prima che potesse essere mandato in prima linea, firmò una dichiarazione in cui si rifiutava di prendere parte alla guerra e contro di lui fu aperto un procedimento penale. Fu allora che decise di fuggire dal Paese con l’aiuto di un’organizzazione di volontariato per i disertori.  

L’organizzazione “Idite Lesom” (letteralmente ‘Vai nella foresta’ o ‘Perditi’) ha detto alla Bbc che il numero di disertori che cercano aiuto è salito a 350 al mese. Anche i rischi per chi fugge stanno aumentando. Almeno un disertore è stato ucciso dopo essere fuggito all’estero e ci sono stati diversi casi di uomini rimpatriati forzatamente in Russia e processati. 

La Russia ha promesso una “risposta” a due nuovi attacchi ucraini effettuati con missili americani Atacms contro il suo territorio negli ultimi giorni, dopo che il presidente Vladimir Putin ha minacciato la settimana scorsa di colpire obiettivi nei Paesi occidentali.  

I raid con i missili a lungo raggio forniti dagli Usa - ancora non confermati ufficialmente da Kiev - arrivano nel corso di una nuova escalation tra il Cremlino e i Paesi alleati di Kiev, dopo quasi tre anni di guerra. Secondo il ministero della Difesa russo, le forze ucraine hanno colpito “strutture” nella regione di confine russa di Kursk, parzialmente occupata dall’esercito ucraino da agosto. 

Gli attacchi risalgono rispettivamente al 23 novembre, vicino al villaggio di Lotarevka, 37 chilometri a nord-ovest della città di Kursk, e al 25 novembre contro l’aeroporto di Kursk-Vostochny. Mosca ha ammesso che diversi missili hanno “colpito i loro obiettivi” e ha riferito di due suoi soldati feriti e di un radar danneggiato. “Il ministero della Difesa della Federazione Russa sta monitorando la situazione e preparando una risposta”, ha avvertito il dicastero, accompagnando la nota con foto che sembrano mostrare detriti missilistici, la cui autenticità non può essere confermata in modo indipendente. 

L’avvertimento di Mosca arriva nell’ultimo giorno del G7 degli Esteri, a Fiuggi-Anagni. Nella dichiarazione finale del vertice, i ministri hanno condannato “nei termini più forti possibili la retorica nucleare irresponsabile e minacciosa della Russia, nonché la sua posizione di intimidazione strategica”.  

“Non tollereremo mai le minacce di usare armi nucleari, per non parlare di qualsiasi uso di armi nucleari, da parte della Russia nel contesto della sua guerra di aggressione contro l’Ucraina”, si legge nel documento.