BUENOS AIRES – L’avvocato Claudio Campolattano, esperto in diritto dell’immigrazione, è in Argentina per partecipare al tour di conferenze italiano in collaborazione con Katherine Muñoz Turfo di Studio Raddo, un’iniziativa a scopo benefico. Insieme stanno girando l’Argentina per offrire consulenze gratuite dove al pubblico è solo richiesto di donare materiali scolastici per la Fundación Ruta40, che lavoro per lo sviluppo delle comunità rurali. 

La collaborazione tra gli avvocati è iniziata due anni fa, quando Katherine stava cercando uno studio legale con cui associarsi, per seguire la fase processuale in Italia delle pratiche di cittadinanza dei suoi clienti.

Attraverso i contatti professionali stretti durante un master all’Università di Bologna, si è messa in contatto con lo studio legale di Roma in cui lavorava Claudio con altri tre colleghi.

Da due anni Claudio è consulente esterno di Raddo e nonostante le sfide iniziali, il progetto ha visto una crescita significativa.

“La prima fase ha richiesto un adattamento iniziale, poiché dovevano familiarizzarci con la legislazione specifica per le relazioni tra Italia e Argentina. Nonostante ci occupassimo già di diritto dell’immigrazione, dovevamo conoscere in dettaglio gli accordi vigenti e come sono i processi per le pratiche.”

Lo studio di Campolattano si occupa della parte processuale, mentre Raddo gestisce i clienti e verifica la regolarità formale dei documenti in Argentina.

“A me arriva direttamente tutta la documentazione completa che serve per il processo – spiega Campolattano –. I colleghi argentini danno le verifiche necessarie per la regolarità formale dei documenti. Io ricontrollo il tutto, guardando gli aspetti che mi servono sul piano processuale, assicurandomi che i documenti siano precisi in modo che al giudice venga consegnato già tutto pronto e la pratica vada avanti in modo regolare, senza contrattempi”.

Per Claudio è la prima volta in Argentina. “Ero già stato in Latinoamerica, ma solo per turismo, e mi affascina molto la cultura locale. Visitare il paese è stato un incentivo in più per spingere questa collaborazione con Raddo – racconta –. Quando Katherine mi ha proposto di venire in Argentina per un progetto benefico, mi è sembrato il programma perfetto, non avevo nessun motivo per non accettare”,

L’esperienza ha avuto un impatto significativo per l'avvocato, che non si aspettava la presenza di tanto pubblico alle conferenze.

“Il tema è molto sentito, sinceramente non mi aspettavo una partecipazione tanto vasta, non solo in termini numerici – sottolinea –. Finito il tempo messo a disposizione per le domande, molti si avvicinano per chiedere altre cose, il che mi fa piacere perché, se tutte queste persone vogliono la cittadinanza italiana, evidentemente significa che il mio lavoro offre loro una possibilità di vita diversa”.

Le domande più frequenti riguardano le difficoltà nel ricostruire la storia familiare, in particolare per quanto riguarda variazioni dei nomi, che spesso venivano cambiati al momento della registrazione nei porti di arrivo, e la mancanza di documenti essenziali.

“È difficile ricostruire la biografia di persone vissute alla fine dell’Ottocento – spiega –. Principalmente i documenti che mancano sono quasi sempre gli atti di matrimonio, anche perché chiaramente ci si ritrova davanti a un’ipotesi di prova negativa.”

Claudio entra subito nel ruolo dell’avvocato e spiega la parte legale della questione: “A volte non si può sapere se i bisnonni erano effettivamente sposati oppure no, e provare l’assenza di un matrimonio è difficile. È in quei casi che dobbiamo trovare gli stratagemmi processuali, per dimostrare al giudice che sono state fatte le ricerche constatando che il soggetto, di fatto, almeno all’apparenza, non risulta sposato”. E che quindi il certificato di matriominio non è un atto mancante perché non è stato allegato dal richiedente, ma perché fisicamente non esiste.

Un lavoro complesso ma anche molto interessante. Attraverso le indagini, emergono dettagli affascinanti sulla vita delle persone, come spiega Claudio. “All’interno dei certificati antichi si trovano informazioni particolari – dice –. Casi di mariti che rimasti vedovi si sposavano con la cugina propria o della moglie, situazioni di parentela strane. Oppure le descrizione del ritrovamento del neonato negli atti italiani dei bambini espositi, che venivano abbandonati con i segni di identificazione per un riconoscimento futuro. In Argentina i testimoni dei matrimoni spesso vivevano tutti insieme ai coniugi nelle case popolari, i conventillos”. E conclude: “Sono piccoli squarci sul passato, su un mondo che ora ci pare assurdo”.