I legali del governo degli Stati Uniti hanno detto che il fondatore di WikiLeaks, qualunque sia la pena detentiva comminatagli da un tribunale americano al termine del processo, sarà in grado di scontarla nella sua nativa Australia.

Lo scorso gennaio, un giudice di un tribunale britannico di grado minore aveva respinto la richiesta di estradizione avanzata dal governo statunitense per  Assange, sul quale pende il capo di imputazione di spionaggio dopo che circa dieci anni fa lo stesso Assange aveva divulgato, tramite WilkiLeaks, documenti miltari Usa coperti dal segreto di Stato.

Vanessa Baraitser, la giudice distrettuale britannica, aveva respinto la richiesta di estradizione adducendo motivi di salute, avendo affermato che le condizion psicofisiche di Assange lo ponevano ad alto rischio di suicidio se fosse stato detenuto in condizioni rigide, in un carcere degli Stati Uniti.

Nella medesima occasione la giudice Baraitser aveva, peraltro, respinto gli argomenti della difesa secondo la quale Assange si troverà a sottostare ad un processo condizionato da motivazioni politiche, che ignorerebbe le garanzie offerte dal diritto alla libertà di parola, e aveva deliberato che il sistema giudiziario degli Stati Uniti avrebbe accordato all'imputato un procedimento legale equo.

Ieri James Lewis, legale in rappresentanza del governo degli Stati Uniti, ha avanzato l'obiezione stando alla quale il giudice britannico fosse caduto in errore stabilendo che Assange sarebbe stato a rischio di suicidio se fosse stato estradato negli Stati Uniti.

Sempre ieri Lewis ha dichiarato che le autorità americane hanno preso l'impegno a non trattenere Assange, in attesa del processo, in un carcere di massima sicurezza o a sottoporlo a rigide condizioni di isolamento e che, nel caso venga riconosciuto colpevole dalla giuria, gli sarà concesso di scontare la eventuale pena in Australia.